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LOVERS GOES INDUSTRY 1 - Cronaca da un evento riuscito


LOVERS GOES INDUSTRY 1 - Cronaca da un evento riuscito
La prima edizione di Lovers goes Industry
Come si registra il successo (o meno) di un evento Industry? Nel tempo, sicuramente, monitorando se, quali e quante produzioni "in progress" presentate hanno poi avuto buon fine, e se ciò è avvenuto grazie a contatti nati durante l'evento. Ma anche - nell'immediato - grazie alle presenze, all'interesse generato, al fatto che gli ospiti (locali e internazionali) "usino" quel momento per il loro lavoro.

Bene, a poche ore di distanza dalla sua conclusione, si può dire che il primo momento del genere organizzato dal Lovers Film Festival (ribattezzato "Lovers goes Industry") sia andato bene: nella mattinata aperta al pubblico sono state molte le presenze, anche di operatori locali "curiosi" (registi e operatori del settore, pochi giornalisti); nel pomeriggio di presentazione dei vari progetti e degli incontri "one to one" - aperta solo agli accreditati - si è capito da subito che gli spazi immaginati fossero troppo piccoli... Tale e tanta era la voglia di esserci e capire come sfruttare (in senso buono, ovviamente) gli sforzi del Lovers che nessuno, nonostante un insolito caldo estivo, ha voluto mancare o assentarsi.

Ospite d'onore della mattinata è stato sicuramente il regista Robin Campillo, il cui film "120 Battiti al Minuto" è stato il caso di studio dell'apertura di giornata, dedicata alla distribuzione dei film LGBTQI in Italia e all'estero. Lanciato dal successo della Queer Palm a Cannes 2017 (era presente anche Franck Madureira, che quel premio ha fondato), il film è stato un enorme successo in Francia, meno in Italia. "Lo scorso anno il film andò male - ha ricordato Cesare Petrillo di Teodora, storica casa distributrice sempre molto attenta ai prodotti a tematica - e sinceramente non me lo so spiegare. Negli anni abbiamo portato in sala tanti film il cui destino al box office era segnato ma che artisticamente valevano molto (penso a "Tomboy" e "Lo sconosciuto del lago", "Weekend" e "XXY", "Il tempo che resta" e "Il rifugio", tra i tanti): 120 battiti aveva il potenziale per andare bene, ma ha fatto registrare dati in linea coi titoli che ho citato. Mi sono molto arrabbiato con la comunità gay italiana, in un tweet polemico che non disconosco: la partecipazione in certi casi è doverosa".

"Mi spiace per Cesare - ha detto Robin Campillo - ma non ho ricette per migliorare la cosa e, devo ammettere, a parte il caso della Francia e un po' del Regno Unito, non è che il mio film abbia fatto grandi incassi in altri paesi... Il mio lavoro precedente, Eastern Boys, era stato lanciato dal distributore francese come un film non gay, anche se visto il tema era praticamente impossibile riuscirci: al botteghino fu un disastro. Questo mio ultimo è stato invece un successo, grazie sicuramente all'enorme aiuto arrivato da Cannes, dove arrivarono premi e ottime critiche. Ho cercato con tutte le forze di finirlo in tempo ed essere ammesso in concorso, è stato decisivo".

Nella parte restante della mattinata sono intervenuti esponenti di case di distribuzione europee, festival, sales agent e altri "attori" della scena. Il quadro che ne è uscito è quello di una realtà - per quanto riguarda la distribuzione di prodotti a tematica - non semplice in alcun paese, ma con casi virtuosi (si pensi al lavoro ormai storico di Peccadillo nel Regno Unito o al recente in Polonia di Tongariro) con realtà che funzionano nei rispettivi mercati. Altrove le cose sono meno semplici, in Italia soprattutto, ma è la realtà del VOD quella che sembra dare le maggiori speranze: la facilità con cui si riesce a creare "comunità" grazie ai social network si sta rivelando decisiva.

L'Italia, si diceva: Teodora ha avuto le sue difficoltà ("Cerchiamo di fare cassa con gli altri film durante l'anno per poterci permettere di andare in perdita con alcuni titoli LGBTQI che sappiamo meritano ma che non faranno incassi!", ha detto ancora Petrillo), esistono tentativi interessanti cui il Lovers ha dato spazio.

In particolare l'esperienza del Sicilia Queer Film Festival, che opera in un territorio decisamente complesso come quello siciliano. "Siamo nati come festival nel 2011 - ha spiegato Giorgio Lisciandrello - a Palermo. Lo scorso anno abbiamo tentato un piccolo esperimento di distribuzione in tre città (anche a Catania e Messina) del film "Belle Dormant" di Adolfo Arrieta, portando con noi il regista a incontrare il pubblico. È stato un successo, abbiamo iniziato a ricevere richieste di collaborazioni da tante città e paesi del territorio e da distribuzioni che non riescono ad arrivare in Sicilia, zona in cui molte città sono senza cinema, in qualche caso da oltre 50 anni. Ora abbiamo pensato a un modello partecipato, in cui le sale interessate dividono le spese per invitare i registi in tour, coinvolgiamo le scuole del territorio e portiamo film che mai sarebbero riusciti ad arrivare: funziona, speriamo continui a farlo".

22/04/2018, 10:42

Carlo Griseri