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CRISTIANA CAPOTONDI - Il Lavoro e gli Abusi


Protagonista di "Nome di Donna", il nuovo film di Marco Tullio Giordana, è una donna che subisce una violenza sul lavoro, denuncia e non si ferma davanti al clima ostile che le si crea intorno


CRISTIANA CAPOTONDI - Il Lavoro e gli Abusi
Cristiana Capotondi
Questo film parla di una donna come tante e di una storia possibile.

“Questa storia si svolge all'interno del luogo di lavoro ed è molto interessante, anche rispetto a quello che accaduto molto tempo dopo che si è generata l'idea di questo film. Riporta il tema alla necessità che abbiamo di fare pulizia all'interno del mondo del lavoro. Questa ragazza ha solo desiderio di lavorare e non ha intenzione di accettare dei compromessi per farlo: è arrivata per fare una sostituzione estiva, ha un piccolo stipendio, vuole mantenere la sua famiglia, vuole mantenere per se stessa un'indipendenza e credo sia legittimo per una donna oggi. Credo che sia una delle battaglie che le donne affrontano quotidianamente, in un processo di cambio culturale di costume della donna.”

Come debellare un atteggiamento radicato come questo?

“Bisogna costruire un percorso culturale, a partire dalle scuole e dalle mamme che educano i bambini e le bambine. La cosa che mi preme di più e che mi avvicina a Nina è che bisogna bonificare il luoghi di lavoro, perché i luoghi di lavoro devono essere il luogo della nostra realizzazione e devono essere liberi da frustrazioni, aggressioni e abusi.

Ogi come vede la situazione?

Io penso che in questa fase storica si debbano ancora segnare i limiti dell'abuso, della molestia, della violenza. Penso che stiamo assistendo a qualcosa che si sta compiendo e sta iniziando ora, quindi non credo di poter fare una riflessione su questa realtà che sia esaustiva. Da donna, da persona ancor prima, sono contenta che si sia fatta luce sugli effetti collaterali del potere e credo che sia determinante esprimere dei leader che siano persone autentiche, siano essi politici o direttori di grandi aziende o primari di ospedali. Dei leader che non portano le loro problematiche e le loro psicosi nel luogo di lavoro, perché il potere determina sicuramente dei diritti, ma anche una parte molto più grande di doveri.”

Per anni, anche in questo campo come con la mafia, c'è stata omertà. Come si sconfigge? Per Marco Tullio Giordana

“Credo che la parola omertà - dice il regista - sia intraducibile nelle altre lingue. Omertà è una parola italiana. Io credo che cadrà prima o poi, grazie alle testimonianze delle audaci, ma anche gli uomini in questa lotta hanno una funzione e non posso chiamarsi fuori, è un ribaltamento culturale che deve toccare tutti. Prima o poi cadrà, bisogna cominciare a parlarne, a dare delle spallate e i primi che le danno si fanno male, però io ho fiducia che le cose possano cambiare. Se no non farei il cinema”.


"Elisa Pulcini"

10/03/2018, 09:04