Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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I'M, INFINITA COME LO SPAZIO - Una fiaba nuova e in 3D


Diretto da Anne Riitta Ciccone e prodotto da Adriana Trincea Cinema e Rai Cinema, è un film in 3D dall'ambientazione fiabesca che rappresenta per il panorama italiano un esperimento nuovo e audace. Sette anni per la realizzazione di questo film sull'adolescenza e sulla famiglia. Con Barbora Bobulova e Guglielmo Scilla In sala dal 16 novembre con Koch Media


I'M, INFINITA COME LO SPAZIO - Una fiaba nuova e in 3D
Mathilde Bundschuh nel film di A.R. Ciccone
Dall'idea del soggetto al prodotto finito sono passati sette anni: si voleva curare ogni minimo dettaglio e portare in sala, il 16 novembre, un'opera innovativa, portavoce in Italia di un nuovo cinema che vuole osare ed evolversi.

La protagonista è Jessica, una ragazza di 17 anni interpretata dalla tedesca Mathilde Budschuh, che vive in un freddo paesino non meglio identificato, in un mondo in cui si mescolano la realtà e la fantasia dell'autrice Anne Riitta Ciccone. Jessica vive la sua adolescenza fra litigi in famiglia, isolazione e bullismo a scuola, prigioniera di una quotidianità dalla quale vorrebbe evadere e lo fa chiudendosi in se stessa e dedicandosi al disegno. Il mondo della ragazza entrerà in contatto con quello di una cantante irrealizzata alla ricerca della ribalta, interpretata da Barbara Bobulova, e di un giovane emarginato compagno di scuola, interpretato da Guglielmo Scilla.

Il film racconta per immagini la mente di Jessica, diventando visivamente un'opera onirica, e la sua battaglia contro l'omologazione, tematica sempre attuale nel mondo degli adolescenti e non solo. Una battaglia che non è solo sua ma di ogni personaggio. Sono tutti in guerra contro qualcosa, all'ostinata ricerca di una quiete col mondo che possa riflettere una serenità interiore. Le tematiche sono attuali: si parla di bullismo, di esplosioni di violenza, di dissidi interiori e persino del famoso “divano del produttore”, argomento recentemente tornato su tutti i giornali.

Sebbene una splendida fotografia, con palette di colori incredibili, e un bel lavoro sui costumi e sulla rappresentazione visiva dei personaggi, il film sembra incompleto. Da un lato c'è un 3D apparentemente inutile che non aggiunge nulla al film, tanto quasi da dimenticarsene (se non fosse per i fastidiosi occhiali). Dall'altro una serie di situazioni irrisolte o inespresse che la sceneggiatura non ha, volutamente o meno, raccontato. A fine visione si resta con una sensazione di incompiutezza e confusione.


Elisa Pulcini

08/11/2017, 13:42