Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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CANNES 70 - "Cuori Puri", il realismo e l'amore contrastato


Due mondi lontani che si incontrano in borgata dove l'amore sembra ancora l'unico aspetto positivo della vita. Il film opera prima di Roberto De Paolis, presentato alla Quinzaine, è in sala da oggi mercoledì 24 maggio. Con Selene Caramazza e Simone Liberati nei ruoli principali e un cast che vede Barbora Bobulova, Stefano Fresi, Edoardo Pesce, Antonella Attilie ed Edoardo Pacifici.


CANNES 70 -
Simone Liberati e Selene Caramazza in "Cuori Puri"
Sembra proprio che la storia d’amore tormentata tra due ragazzi sia il principale soggetto del nostro cinema, e sembra anche che non vi sia altra ambientazione che la disastrata periferia romana.

Dopo "La Ragazza del Mondo" e "Fiore" solo per citare i più recenti, arriva "Cuori Puri", opera prima di Roberto De Paolis che si sposta verso la borgata di Tor Sapienza per mostrarci una realtà pericolosa e insoddisfatta.

Quartiere degradato che in questo film fa solo da sfondo alla relazione tra Agnese (Selene Caramazza) , diciottenne che vive con la madre single e morbosamente attaccata al mondo della parrocchia e della fede, e Stefano (Simone Liberati) dipendente di una cooperativa sociale e custode di un parcheggio mezzo abbandonato che ospita anche un insediamento Rom.

Ma, oltre ai dettagli dei personaggi che li caratterizzano in un ambito disagiato, è l’utilizzo della loro stupidità che fa andare avanti la storia, cioè la strumentalizzazione di fatti apparentemente realistici ma poco probabili per sviluppare il susseguirsi degli eventi. Il dialetto, l’uso della camera molto vicino ai volti, le pause di riflessione rendono “vero” il racconto ma solo alcuni comportamenti incoerenti lo spingono avanti. Sin dalla prima scena, se sembra comprensibile che la guardia giurata lasci scappare la povera ladra, è poco plausibile che le lasci la refurtiva. E che questa refurtiva, un cellulare, riesca ad esser usato senza l’attivazione della scheda… (io ci perdo sempre minimo 2 ore con tanto di documenti e codice fiscale…). Ma passi, è finzione.
Passa meno, invece, quando al custode Stefano i Rom puntano una pistola e lui invece di chiamare la polizia, prende la moto e scappa abbandonando il parcheggio, per poi tornare e trovare le auto custodite distrutte. Ma se è venuto in mente a me, perché non anche a lui?

Sono questi e altri dettagli che avvicinano e allontano a piacimento il film dalla realtà e dalla credibilità a far storcere il naso, coprendo tutto con un velo di finzione che con il realismo (neo o vetero), ha poco a che fare.

24/05/2017, 09:00

Stefano Amadio