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NON C'È PIÙ RELIGIONE - Un presepe morente per Natale


Le dinamiche di "Benvenuti al sud", con lo scontro religioso e non regionale. Luca Miniero dirige, e scrive con Petraglia e Smeriglia, un film che non funziona, capace di suscitare neanche una risata. Con Claudio Bisio, Alessandro Gassmann, Angela Finocchiaro su un'isola delle Tremiti coinvolti nella difficile sfida di realizzare il famoso Presepe Vivente. In sala con con 01 Distribution da mercoledì 7


NON C'È PIÙ RELIGIONE - Un presepe morente per Natale
Alessandro Gassmann e Claudio Bisio
In una stagione grigia del nostro cinema, a parte qualche eccezione, non c'è fine al peggio. In un dicembre che comincia a proporre i film natalizi, ma in realtà ne sono già arrivati parecchi, Cattleya, Rai Cinema con 01 Distribution si affidano al pluripremiato Luca Miniero per affrontare la sfida del panettone.

Cast da commedia collaudatissimo, con Claudio Bisio e Alessandro Gassmann, insieme ad Angela Finocchiaro, a trainare il carretto di un film scritto da Sandro Petraglia, Luca Miniero e Astutillo Smeriglia. Ma scritto è una parola grossa se relazionata al risultato. Una storia senza capo né coda, dove accadono cose prive di senso e i personaggi, macchiettistici e stereotipati, dicono frasi di una banalità e di una inutilità sconcertante. "Non c'è più religione" voleva essere un film scomodo, una commedia graffiante sui conflitti religiosi e sull'ignoranza, politicamente scorretta e capace di mostrare i limiti di ogni fede e di tutti i fedeli "al giorno d'oggi". Voleva essere...

Ma non lo è. Come gli sceneggiatori e i produttori non si sono presi la briga di rileggere quello che era stato scritto, ne siamo assolutamente certi, altrimenti non avrebbero neanche cominciato a girare. Il luogo (bello, per carità), i personaggi, la storia, le dinamiche non ci sono. Tutto è raffazzonato, condito dalle solite smorfie di Claudio Bisio, dalla trombonaggine da commedia di Gassmann, dall'agghiacciante accento pugliese di Angela Finocchiaro.

Gli arabi, gli italiani, i musulmani, i cristiani e i buddisti in una vicenda dai contorni involontariamente grotteschi. Intorno a metà film (senza neanche una risata, un sorriso o una riflessione) ti metti l'anima in pace e capisci che l'unica soluzione è aspettare la fine, con davanti tre cinquantenni (abbondanti) che, in mare fino alle ginocchia, si schizzano in memoria dei tempi d'oro della loro amicizia.

"Non c'è più religione" è anarchia pura. Il prete con le lenti a contatto azzurre, la musulmana che vuole fare Maria nel presepe a tutti i costi, il Sindaco che gira in Ape, la suora che fa le pizze al ristorante, il bambino grasso, il lama che sputa, il vescovo rincretinito, la figlia incinta e... un finale degno di qualunque presepe di paese che diventa film.

Cose improbabili scambiate per trovate geniali, banalità scambiata per attualità. Un film che non farà che alimentare l'emorragia di pubblico che le sale sono costrette a vivere, in un crescente disamore verso i nostri film che come questo, sottolineiamo, se incassano due milioni di euro non possono essere scambiati per successi, ma sono dei veri e propri flop.

05/12/2016, 13:20

Stefano Amadio