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BIF&ST 2016 - "L'Età d'Oro", tenacia e amore per il cinema


Anteprima al Festival barese del film di Emanuela Piovano con protagonista Laura Morante. La storia di Annabella Miscuglio documentarista e pioniera, sin dagli anni 70, del cinema al femminile in Puglia. Un film che prende spunto dal libro di Francesca Romana Massaro e Silvana Silvestri, con Giulio Scarpati, Dil Gabriele Dell'Aiera, Eugenia Costantini e Stefano Fresi. In sala da giovedì 7 aprile con Bolero Film


BIF&ST 2016 -
Laura Morante in "L'Età d'Oro" di Emanuela Piovano
"L’età d’oro" di Emanuela Piovano è un film che prende spunto dalla figura della pugliese Annabella Miscuglio, tra i fondatori della Filmstudio e ideatrice, nel 1976, di Kinomata, il primo festival che parlò al mondo della regia femminile.
L’intento è dunque nobile, l’esito convince meno. Il punto di partenza è il libro di Francesca Romana Massaro e Silvana Silvestri (nel film anche sceneggiatrici insieme alla stessa Piovano e Gualtiero Rosella) che racconta la storia della documentarista con una passione totalizzante per il cinema e in prima linea sul fronte dell’impegno femminista.

Laura Morante, interpreta Annabella che lotta per mantenere aperta l’arena cinematografica che ha restaurato e che negli anni è diventata una punto di riferimento per la città di Gallipoli. Svanita e tenace al punto giusto, la sua interpretazione convince sicuramente di più di quella di Dil Gabriele Dell’Aiera, nei panni di Sid, il figlio di Annabella che non condivide la passione della madre e il suo approccio alla vita. La recitazione è a tratti teatrale e stonano gli accenni al conflitto generazionale in una storia che si circonda di un aura senza tempo. Intorno alla protagonista ruota poi il tipico gruppo di amici induriti dalla vita che riscopre gli ideali di gioventù. Stefano Fresi invece, nel ruolo di Alberto, uno degli aiutanti di Annabella, dimostra di essere a suo agio nei generi più diversi.

Emanuela Piovano sceglie di lasciare che le cose accadano, sposando un modo di fare alla francese tipico di Simone Weil, filosofa cara alla regista di "Le Stelle inquiete". "L’età d’oro" diventa così un puzzle che è più un vuoto che un pieno.

06/04/2016, 20:00

Maria Teresa Squillaci