Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di regia di "Balkan Blues - Racconti da Mostar"


Note di regia di
Fin da ragazzino sono stato attratto dai paesi e i costumi stranieri, ho sempre pensato che conoscere nuove culture fosse il modo migliore per aprire la mia mente. Ho deciso in seguito di studiare relazioni internazionali, in particolare la storia dell'Europa dell'est, e la mia tesi di laurea ha riguardato le prospettive di pace nei Balcani agli inizi del nuovo millennio...

Durante la crisi nella ex Jugoslavia il nazionalismo ha generato un crudele conflitto etnico tra croati, bosniaci e serbi. Venti anni dopo è evidente come un'armonia sociale più stabile nella regione possa essere sostenuta soltanto attraverso la consapevolezza e la tolleranza.

Un gruppo musicale multietnico, favorendo l'integrazione tra culture, può rappresentare un'importante testimonianza contro l'ignoranza e il pregiudizio; sono convinto che sia un esempio virtuoso da promuovere, soprattutto per le nuove generazioni: questo è il motivo che mi ha spinto a realizzare il film. In aggiunta c'è di certo il mio amore per la musica di qualità.

Nel 1993, quando il ponte vecchio fu distrutto, la musica era la sola via di sfogo dalle atrocità e le sofferenze di una nazione in guerra. La promessa che Dragi fece a se stesso quasi per scherzo era che un giorno, a conflitto finito, tutto il mondo avrebbe conosciuto il “sevdalinka", un genere musicale tipico della Bosnia Erzegovina che può essere interpretato come “state of mind”, come un legame romantico verso il passato e l’età dell’oro.

Il mio documentario vuole quindi dare una testimonianza molto importante in questo periodo storico: l’arte e la musica in particolare, ltrepassando le differenze etniche e religiose, possono favorire l’integrazione tra culture e contribuire all’armonia sociale.

Lucio De Candia