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UN RAGAZZO D'ORO - Il ricordo pesante del padre


Pupi Avati racconta la storia di un uomo che vive nell'amarezza del ricordo del padre, sceneggiatore di film commerciali. La sua voglia di scrivere qualcosa di qualità spinge la ricerca del passato e la necessità di esorcizzare i ricordi. Riccardo Scamarcio protagonista, Sharon Stone, Cristiana Capotondi e Giovanna Ralli nei ruoli principali. In sala da giovedì 18 con 01 Distribution


UN RAGAZZO D'ORO - Il ricordo pesante del padre
Riccardo Scamarcio e Cristiana Capotondi
Pupi Avati ha l'energia di un giovane, una voglia di fare cinema che non si è per nulla affievolita nel tempo. Scrive, dirige e con il fratello produce ancora un film all'anno, che sia per il cinema o per la tv. Magari arrivarci così!

Quello che è invecchiato, con il passare degli anni, è il gusto e lo stile con cui costruisce i suoi lavori. Avati ha non solo un modo di raccontare vecchio, da spettatore di Rai Uno, ma affronta e narra anche tematiche perlomeno superate, con le velate critiche alle riscoperte tarantiniane, e il ricordo di un padre diverso da quello che si vorrebbe.
È come se nell'era dei grattacieli di cristallo, lui costruisse ancora palazzine liberty. Belle per carità, ma se proprio devo sceglierla me ne prendo una originale dei primi del novecento.

È un'idea vecchia di cinema la sua, con le immancabili scene di "sesso" accennato e la scazzottata, come da manuale del 1950; senza, che film è? Mi disse una volta un produttore di 80 anni. E anche qui, malgrado non ce ne sia affatto bisogno, Avati trova il modo di infilarcele.

Il cast è vecchio, scelto con criteri di "cassetta" perlomeno discutibili. Riccardo Scamarcio, malgrado sia uno dei migliori interpreti del momento, non è ancora (e forse non lo sarà mai) in grado di essere protagonista assoluto. Di fronte a ottime interpretazioni di spalla, "L'Uomo Nero" di Rubini o "Mio Fratello è figlio Unico" di Luchetti, quando è primo attore non regge il peso e si perde dietro a mille presunte trovate per arricchire il personaggio.
Sharon Stone fatica, come molti attori americani che sbarcano a Fiumicino, a mantenere un'immobilità che è solo reazione ai proverbiali movimenti degli italiani. Un personaggio che poteva essere ricco di sfumature, stimoli e occasioni diventa solo una figura algida e distante che poco stimola le vicende del protagonista.
Anche Cristiana Capotondi, al top della classifica delle attrici italiane, non aggiunge troppo al film, ma il suo personaggio è così inconsistente che anche al fidanzato, averla o perderla, non interessa più di tanto.
Con Giovanna Ralli si salta addirittura una generazione. Poco credibile come consorte di un sessantacinquenne di oggi. Egli, nato nel 1949, lo si vede ritratto ventenne in una foto seppia che poteva andare bene vent'anni prima. Avati non coglie il cambiamento e non capisce che una foto del 1970 non può essere confusa con una del 1950; la posa, il colore, il taglio dei capelli appartengono a due ere diverse.

Questa enorme confusione di tempi ci fa di continuo tornare a mente l'età del regista e pensare come in Clint Eastwood, che di anni ne ha otto di più, non ci sia un fotogramma datato o fuori tempo. Sarà una questione di apertura mentale, di coraggio nell'ammettere di aver bisogno di collaboratori giovani cui affidare responsabilità e aggiornamenti, sta di fatto che "Un ragazzo d'Oro" dà la sensazione che per Avati è giunto il tempo di lavorare con i giovani e per i giovani, magari producendo registi che faticano a realizzare i propri film e che farebbero, anche su sue idee e soggetti, qualcosa di sicuramente più interessante e riuscito.

16/09/2014, 18:10

Stefano Amadio