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L'AngoLo StrAnieRo - L'ultima Fermata


"Prossima Fermata Fruitvale Station" racconta l'ultima giornata di un ragazzo californiano ucciso dalla polizia nel giorno di Capodanno 2008.


L'AngoLo StrAnieRo - L'ultima Fermata
La prima cosa che vediamo in Prossima fermata Fruitvale Station, opera prima del regista californiano Ryan Coogler, è il momento tragico che porterà alla morte di Oscar Grant, un ragazzo nero di 22 anni, interpretato dal brillante Michael B. Jordan. Un video amatoriale realizzato con un telefonino da uno dei testimoni, dove si vede un ragazzo per terra con la faccia schiacciata contro il cemento e due agenti di polizia sopra di lui, viene interrotto brutalmente dal colpo fatale di una pistola.

Tratto da un fatto realmente accaduto nel 2009, il resto del film, girato con un piccolo budget, segue meticolosamente l’ultimo giorno di vita di Oscar, il 31 gennaio del 2008. E’ il compleanno della madre e dopo la cena in famiglia, il ragazzo e la sua fidanzata vanno fuori con amici per festeggiare il nuovo anno. Ma nel rientro in metropolitana il gruppo viene coinvolto in una rissa e fermati dalla polizia.

Fin dalle prime scene del film ci si rende conto che l’intento di Coogler non è quello di trasformare Grant in un eroe quanto dimostrare come sia difficile per un giovane maschio afro-americano con precedenti penali, cercare di ricostruirsi una vita. Così la scena del cane randagio è una metafora perfetta della vita di Grant, vittima di un sistema giudiziario americano che sembra progettato per mantenere una gerarchia sociale e culturale tra bianchi e neri, in cui gli afro-americani sono sistematicamente trattati come cittadini di seconda classe.
In vari flashback, apprendiamo che Grant è stato già beccato dalla polizia nel 2008 per spaccio di droga, ha perso il lavoro in un supermercato per i troppi ritardi e non sempre è stato onesto con la propria compagna, pur continuando ad amarla. Ma alla vigilia del nuovo anno Oscar vuole dare una svolta alla propria vita, essere un figlio migliore per sua madre, il premio Oscar Octavia Spencer , ma soprattutto un padre presente ed affidabile per la sua bambina.
Ed è qui che si avverte la sensazione che il regista non abbia voluto perdere molto tempo nel trovare le soluzioni migliori per suscitare nello spettatore l'empatia necessaria a condividere gli ultimi e tragici istanti di vita di Oscar. Un espediente narrativo che se da una parte placa il bisogno di giustizia di Coogler, dall’altra rischia di far storcere il naso a quanti ancora sostengono che la razza non sia più un problema in America

16/03/2014, 10:11

Monica Straniero