Libro/film - Quel romanzetto "lumpen" verso IL FUTURO

Non era impresa semplice essere la "prima", ma qualcuno doveva pur iniziare: "Un romanzetto lumpen" (uscito in Italia negli anni scorsi come "Un romanzetto canaglia") rappresenta l'esordio nel mondo delle trasposizioni cinematografiche per lo scrittore cileno Roberto Bolaņo, scomparso una decina d'anni fa.

Due fratelli a cavallo della maggiore etā, rimasti orfani all'improvviso a Roma, soli in una grande cittā in cui non sanno come immaginarsi il proprio futuro, con la necessitā sempre pių prossima di perdersi: "Ormai sono una madre e anche una donna sposata, ma fino a non molto tempo fa ero una delinquente", sono le parole della protagonista Bianca, con cui si aprono entrambe le opere e che aprono le porte a un lungo racconto in flashback.

A dirigere "Il Futuro" č la cilena Alicia Scherson, che ha ambientato nella stessa Roma del libro la sua storia. Un testo di circa un centinaio di pagine, che ritrova sul grande schermo la stessa forza e la stessa struttura, la stessa atmosfera e la stessa crudezza della pagina scritta nel descrivere una realtā sociale che abbandona a se stessi i due giovani e che - ancor pių - sembra incapace di offrire la benché minima possibiitā di sperare in un futuro migliore. Scritto oltre dieci anni fa, quel testo descrive una situazione di crisi e di precarietā ancora attualissimo.

Rendere per immagini una scrittura come quella dell'autore cileno non č cosa semplice (non per niente a una decina d'anni dalla sua morte Alicia Scherson č la prima ad averne avuto il coraggio), ma la regista č riuscita nel suo intento azzardando qualche soluzione estetica per "visualizzare" il surrealismo di Bolaņo. Una trasposizione rispettosa e fedele, che dā vita ai personaggi e regala a Bianca "l'incarnazione" da applausi nella giovane attrice italo-cilena Manuela Martelli.