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Libro/film - VENUTO AL MONDO, la potenza delle immagini


Sergio Castellitto dopo "Non ti muovere" sceglie di nuovo un libro della compagna Margaret Mazzantini


Libro/film - VENUTO AL MONDO, la potenza delle immagini
E' un (lungo) libro ricco di parole, di fatti e di immagini quel "Venuto al mondo" di Margaret Mazzantini (anno 2008) che Sergio Castellitto, in collaborazione con l'autrice, ha sceneggiato e diretto facendolo interpretare da un cast internazionale "capitanato" da Penelope Cruz ed Emile Hirsch.

Al centro della narrazione l'istinto materno di una donna cui la natura impedisce di avere figli. Il contesto è la guerra nella ex-Jugoslavia, in particolare l'inatteso e cruento assedio di Sarajevo, durato anni e di gran lunga il più duro che si ricordi.

"Venuto al mondo" è una storia che punta molto sulle emozioni forti, un concentrato di sentimenti che non può lasciare indifferente il suo pubblico: come già il libro, e forse anche di più, il film riesce a comunicare egregiamente il travaglio dei due co-protagonisti, interpretati con grande dedizione da Cruz e Hirsch (il suo personaggio è stato trasformato da quello di ragazzo genovese a quello di americano, of course).

Impensabile trasporre il libro nella sua interezza, sono davvero troppi gli accadimenti: è la prima parte a risentire maggiormente dei tagli con l'eliminazione di blocchi narrativi (come la parentesi a Kiev: ma lo stratagemma narrativo delle scarpine con le luci rimane, ripreso in altro modo), una scelta che convince ma che lascia troppo poco spazio all'approccio iniziale di Gemma con il mondo di Sarajevo, con Gojko e gli altri (se ne affeziona un po' senza motivo, per dirla banalmente).

La potenza delle immagini che Castellitto crea per rendere al meglio le parole scelte da Margaret Mazzantini è davvero notevole: il film, per assurdo, si può definire molto poco letterario pur nascendo da un libro che deve molta della sua peculiarità allo stile ricco dell'autrice.

"Sono parole che si dovevano far vedere", ha dichiarato il regista a tal proposito. Prova riuscita, perché in più occasioni (lo "scoglio" da cui si vede l'Italia, per fare un solo esempio tra i tanti) la parola non c'è, i fatti vengono mostrati e lasciati intendere, senza che il copione spieghi nulla ma senza che nulla venga lasciato incompreso.

Nota: l'articolo si riferisce alla versione in lingua originale del film, rinominata dai distributori "Twice Born".

09/11/2012, 14:00

Carlo Griseri