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Un Natale a Poggioreale secondo i "Figli del Bronx"


Presentato a Roma il documentario "Il Loro natale". Le donne dei detenuti, in attesa dei loro mariti, parlano della situazione nel carcere napoletano e non solo


Un Natale a Poggioreale secondo i
Dal 22 dicembre in tutte le librerie Feltrinelli e Fnac, in altre 150 librerie sparse su tutto il territorio nazionale e nei più importanti siti di distribuzione cinematografica, sarà disponibile nella collana Raro Video il DVD di "Il Loro Natale", il pluripremiato film di Gaetano di Vaio che, dopo aver ideato, scritto e prodotto "Napoli, Napoli, Napoli" di Abel Ferrara, ha voluto raccontare in prima persona la quotidianità delle donne dei detenuti nelle carceri di Napoli, durante le festività di Natale.
Nel documentario, una produzione Figli del Bronx in collaborazione con Minerva Pictures Group, il regista mette in scena la solitudine di mogli, madri e figlie dei detenuti di Poggioreale, “condannate” a subire a indirettamente le conseguenze della detenzione.

Eccole allora che Mariarca, Maddalena, Titina e Stefania si ritrovano ad inventarsi ogni giorno mille lavori per tirare avanti con dignità. Tra tante difficoltà e storie di emarginazione sociale, queste donne si occupano da sole non solo della casa e dei figli, ma anche dei mariti in carcere, che seppure dietro le sbarre con la loro assenza sono sempre presenti.

Una lotta quotidiana che si interrompe solo il giorno del colloquio, una volta a settimana. Le donne preparano il “pacco”, vestiti, cibi e altri generi di prima necessità , e si armano di pazienza per affrontare la fila estenuante ed infinita davanti a Poggioreale che comincia già dalla notte precedente per conquistare il diritto di un colloquio con il proprio caro che non durerà più di 50 minuti.
“Ci trattano peggio dei detenuti”, protesta una delle donne in fila. Mentre altri parenti colgono l’occasione di trovarsi davanti ad una telecamera per denunciare le condizioni disastrose del carcere napoletano; 30 persone in una cella per 20, con materassi lerci e niente acqua. "Spesso i detenuti preferiscono suicidarsi che vivere in quel modo" dichiara un’altra donna. "Qui è peggio che a Cuba" ammette una giovane cubana in coda dalle 5 del mattino. Cosi Gaetano di Vaio, che quelle esperienze le ha vissute in prima persona, nel film dà voce a chi non ha voce.

"Per Kafka Il cinema è una prigione per gli occhi per sfuggire al mondo esterno, ma Gaetano sfonda questa barriera per denunciare una realtà che non si può fingere di non vedere". Cosi Enrico Ghezzi, presente alla Casa del Cinema per la presentazione del dvd del documentario, esprime la sua gratitudine verso il regista per aver realizzato un lavoro di forte impatto emotivo in un momento in cui il governo italiano sta gestendo l’emergenza delle carceri italiane: un mondo disumano ed illegale dove i detenuti sono reclusi in un regime di tortura se paragonato agli standard europei.

19/12/2011, 17:37

Monica Straniero