Lo stato di transitorietà che accomuna le nostre esistenze si mostra con particolare evidenza all’Aquila, dove il terremoto ha sconvolto non solo i limiti delle abitazioni, ma anche quelli dei corpi degli individui e dei luoghi sociali. Il film nasce in reazione a due spinte: da un lato l’accettazione del cambiare ciclico e perenne delle cose, a partire dalla coscienza di essere poco anziché molto, dall’altro, la scelta di partecipare a un divenire comune... e lo stupore sempre nuovo di fronte alla singolarità di ogni essere. In questa leggera e irriducibile propensione all’azione, il film trova la propria dimensione politica.
Anna Marziano