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FESTIVAL DI ROMA - Montaldo racconta la crisi ne “L'Industriale”


Presentato fuori concorso, il film di Giuliano Montaldo descrive la crisi dal punto di vista del potere. Interpreti principali Pierfrancesco Favino e Carolina Crescentini che danno vita ad un dramma ambientato in una Torino "fantasma". Nella vicenda dell'industria in crisi, si inserisce un intrigo sentimentale che forse umanizza i personaggi e che sicuramente appesantisce il film


FESTIVAL DI ROMA - Montaldo racconta la crisi ne “L'Industriale”
Pierfrancesco Favino č "L'Industriale"
Giuliano Montaldo torna al cinema e lo fa con un film ambizioso ma non del tutto riuscito, che vuole raccontare la crisi economica italiana dalla prospettiva dei "padroni": industriali, imprenditori, banchieri e speculatori.
Ambientando la vicenda in una Torino fantasma – resa glaciale dalla fotografia di Arnaldo Catinari che la dipinge di un grigio innaturale – e animata solo dagli echi lontani degli scioperi che ne riempiono le strade, Montaldo racconta la storia di Nicola (Pierfrancesco Favino), 40enne che ha ereditato la fabbrica paterna e che ora si ritrova sommerso dai debiti e prossimo al fallimento.
In parallelo, si consuma la crisi coniugale con Laura (Carolina Crescentini) che, ormai frustrata da un rapporto atrofizzato nel quale non riconosce piů il suo uomo, si concede un flirt – seppur platonico – con un giovane rumeno con velleitŕ artistiche che, per vivere, fa il garagista.

La prima parte del film tiene bene: il dramma dell'industriale che le tenta tutte pur di salvare la propria azienda, le umiliazioni che č costretto a subire perché si rifiuta di scendere a compromessi elargendo le solite mazzette e il prezzo che paga per la sua integritŕ, sono resi perfettamente dalla solida interpretazione di Favino.
A guastare la festa ci pensano la Crescentini – che mostra poco oltre il physique du rôle – e tutta la parte centrale del film, nella quale la storia si perde dietro alla presunta relazione extraconiugale di Laura, trascinandosi con non poca fatica verso un finale che si comincia ad attendere con crescente trepidazione (per uscire dalla sala).

Ma č proprio allora che Montaldo sembra riaversi, ricordandosi del film che (forse) voleva fare. Un colpo di scena pare salvare l'azienda dalla sicura catastrofe quando tutto appare ormai perduto, ma un azzeccato ribaltamento della situazione trasformerŕ la vita di Nicola in quella di un personaggio quasi dostoevskijano.
Una soluzione salvifica per un lavoro che sembrava condannato a rimanere solo una pellicola con un ottimo spunto non del tutto sviluppato.

31/10/2011, 00:16

Lucilla Chiodi