Fondazione Fare Cinema
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A Roma va in scena la protesta del settore audivisivo italiano


Invaso il red carpet della 5° edizione del Festival Internazionale del Film di Roma dai manifestanti del mondo del cinema.


A Roma va in scena la protesta del settore audivisivo italiano
C’era una volta la Festa del Cinema di Roma, che da quando il colore politico della città era cambiato aveva visto sgonfiarsi le proprie ambizioni ad ogni edizione fino ad essere ridotta a poco più di una sagra di paese. Quest’anno invece alla serata inaugurale del Festival Internazionale del Film di Roma c’è stata una sorpresa che le ha donato una vita e un vigore mai conosciuti prima.
La protesta del mondo dello spettacolo, dagli artisti ai tecnici, ha sfilato sul tappeto rosso al posto delle star, centinaia di persone non autorizzate. Tutto questo è avvenuto su gentile concessione delle forze dell’ordine che non hanno nemmeno accennato a bloccare il corteo, forse perché vi erano all’interno un po’ troppi nomi altisonanti e non si poteva rischiare di fare una figuraccia con l’opinione pubblica. La figuraccia è stata affidata ad un puerile telegramma del ministro dei beni culturali sul cui contenuto è meglio sorvolare e a qualche commento d’ufficio di altri membri delle forze governative che tentavano di delegittimare le ragioni della protesta. E’ ormai chiaro che i diretti interlocutori non hanno nessun potere e nessuna credibilità, il ministro e il sottosegretario ai beni culturali preferiscono esternare su questioni che esulano dalle loro competenze specifiche ogni volta che possono piuttosto che occuparsi dei problemi del settore.

Mentre i network ingrassano e aumentano i fatturati e i volumi d’affari, il cinema e la fiction, che dovrebbero essere la punta di diamante della produzione, languono ignorati. Con quale faccia tosta un ministro del tesoro decide di tagliare ulteriormente il FUS quando i costi della politica ingorda continuano ad aumentare incontrollati? A nulla valgono le ragioni o i numeri: ogni euro investito in cultura rientra moltiplicato nelle casse dell’erario come se fosse piantato sotto l’albero degli zecchini. Non si può credere che un governo sia tanto sciocco da non voler sfruttare una tale possibilità di ricavo, ne deriva quindi che ci dev’essere un disegno preciso dietro. Ad esempio il tax shelter è un provvedimento che consentirebbe ad organismi esterni al mondo dei media di entrare sul mercato e un governo che basa il suo consenso sul controllo di una larga parte dei media non può permettere che questo avvenga.

Tornando alla manifestazione, si è svolto tutto in modo civile e senza incidenti, grazie anche alla direzione del Festival che non è stata e non poteva essere indifferente alle rivendicazioni degli operatori del settore. La situazione è talmente grave e incancrenita che ha compattato il fronte, una galassia di diverse associazioni di categoria, sigle sindacali, gruppi e movimenti con obiettivi e interessi spesso diversi, unite per dare un segnale necessario ad uscire da una situazione stagnante che sta iniziando ad imputridire. Sono state presentate al governo delle proposte ma non sono arrivate risposte adeguate, quindi se il fronte regge, la protesta andrà avanti e ci saranno altre azioni, magari al ministero, magari a Cinecittà, finché non si riuscirà ad ottenere qualche risultato. Altrimenti? Per citare una battuta di uno dei più famosi film italiani di tutti i tempi: “Altrimenti ci arrabbiamo”. Anzi: “Siamo già arrabbiati”.

29/10/2010, 14:20

Daniele Malavolta