Fondazione Fare Cinema
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Note di regia del documentario "Solo Questo Mare"


A Torino ho conosciuto molti giovani somali e sudanesi, della mia età o più giovani, che vivevano in condizioni difficili, occupando una ex clinica abbandonata. Ma la loro forza e determinazione a trovare una vita in Occidente dà loro l’energia per andare avanti. Mi hanno raccontato dei loro sbarchi e del fatto che cercano di non affrontare il viaggio in compagnia di fratelli o cugini, perché sanno che due sono le possibilità: “vivo o morto”.
Chi ce la fa deve poi occuparsi della famiglia allargata rimasta a casa.
Ho visto le foto e la commemorazione di quelli che “non ce l’hanno fatta”, ragazzi giovanissimi che avrebbero potuto richiedere asilo politico in Italia e “cercare la vita” in Europa.
Penso quanto sia assurdo il loro viaggio della speranza: avrebbero in realtà tutti i diritti per essere accolti come rifugiati politici, e invece perdono la vita nel nostro mare.
Solo andando sul posto e parlando con le persone coinvolte (operatori, giornalisti locali, avvocati, poliziotti, marinai) ho potuto rendermi conto di ciò che accade veramente e capire come da semplici dettagli nel racconto della traversata emergano storie incredibili.

Rossella Schillaci

05/11/2009, 16:50