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Note di regia del film "Nemmeno in un Sogno"


Note di regia del film
Extracomunitari in un noto villaggio vacanze, in Puglia”.
Era il titolo di un articolo di giornale di qualche anno fa. Curiosamente lo stesso episodio è riaccaduto poco più di un mese fa (abbiamo allegato due segnalazioni sull’episodio).
Nel pezzo si descriveva l’approdo su una spiaggia pugliese, la notte di Ferragosto, di un gommone con una dozzina di profughi. Gli stranieri e il loro scafo vennero scambiati dai turisti per un’ennesima sorpresa organizzata dallo staff degli animatori, mentre i clandestini credettero che i fuochi d’artificio fossero una nota bella programmata per il loro arrivo. Un inusuale comitato d’accoglienza.
Per me fu una folgorazione.
Era lo spunto per una descrizione comica di una tragedia. Si trattava di affrontare un argomento così importante e delicato, come se si stesse parlando d’altro.
L’emigrazione, come fosse una farsa. La materia incandescente si acquetava. Ma per ripresentarsi sotto altre sembianze.
La “chance” di raccontare un Puglia party con un pastore armengistano, potendo essere equidistante dai suoi dolori e dai furori italiani.
(E, a proposito di “Chance”, il pensiero correva a Peter Sellers e a Chance il giardiniere, di “Oltre il Giardino”).
Il film veniva concepito, insieme con gli sceneggiatori, come un tentativo di far convivere differenti suggestioni sotto le spoglie del registro giocoso.
E così l’intreccio, a partire dal prologo, è stato trattato come fosse una favola. Ci è parso uno stratagemma per cui, dagli scafisti albanesi ai mafiosi italiani, si è descritto, su uno scenario da operetta, una questione seria.
In fondo ogni storia è una corda da bucato. Una corda da bucato sulla quale appendere con le mollette tanti argomenti, piccoli commenti, stesi lì ad asciugare.
Che ci sia riuscito è un altro paio di maniche, forse maniche ancora lì stese
ad asciugare.

Gianluca Greco