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Note di regia del film "Riprendimi"


Note di regia del film
Riprendimi” è un film a basso costo, girato in maniera molto libera, dove la telecamera è uno degli interpreti principali. Mostra come l'introduzione dell'home movie e delle nuove forme di riproduzione visiva, dal reality show alle scene di guerra girate coi telefonini, abbiano cambiato il nostro rapporto con l'immagine, rendendolo molto più intimo. Il film racconta in modo tragicomico la storia, ahimé universale, di una separazione. Questo avviene attraverso la combinazione dell‟espediente narrativo del film nel film (o per essere precisi del documentario nel film) e quello del "mockumentary" o finto documentario. Vediamo quindi due documentaristi durante le riprese di un documentario sulla crisi di una coppia. Se da una parte il mockumentary si prende gioco dei reality show e di tutte quelle forme di rappresentazione della realtà fintamente "realiste", dall‟altra permette una narrazione molto più libera, proprio perchè imita la casualità della vita stessa. La libertà narrativa è anche il risultato di un approccio quasi documentaristico, dove un'agilità di mezzi e un abbassamento di costi hanno favorito la sperimentazione e l‟improvvisazione degli attori. Questa libertà espressiva si allea però con una grande attenzione formale, che crea una poetica visiva che rende i personaggi universali. Nel film c'è anche la commistione tra due generi diversi, quello della commedia sentimentale (che a volte raggiunge momenti molto drammatici) che è di Giovanni e Lucia, i soggetti del documentario, e quello della commedia più scanzonata e "indy" che appartiene ai due documentaristi. Quando filmano i drammi che si dispiegano davanti a loro, i due cameraman portano alla scena una distanza ironica che ha dell‟assurdo. Come ha dell‟assurdo che Eros, il cameraman, si metta a vivere con Lucia per filmarla meglio e lei non solo lo sopporti, ma anzi, parafrasando Billie Holiday, lo paragoni al suo mal di cuore, che è lì da quando il suo amore se ne è andato.
Nel film si cambia continuamente di registro, così come si cambia continuamente di punto di vista. Mai come durante una separazione, si ha la sensazione che esistano diversi punti di vista, letterali, ma anche psicologici, che lo spettatore è libero di mettere a confronto.
Grazie all'escamotage del documentario nel film si passa in continuazione, e molto fluidamente, dal punto di vista di Lucia a quello di Giovanni e di Michela o a quello di Eros o di Giorgio che guardano, così come a quello delle amiche. Il risultato è un racconto corale, che paradossalmente ritrae l'isolamento in cui ognuno dei personaggi vive e la frammentazione dell'esistenza, che proprio a causa del precariato non ha più una dimensione collettiva. Questo è un film disincantato, ma non disperato, che racconta di nuove solidarietà che nascono una volta che l'ideale della coppia perfetta s'infrange sulla dura realtà. E allo stesso tempo dice anche che in un mondo dove c'è una produzione esagerata d‟immagini, girate cinicamente, ormai senza senso, si può ritrovare uno sguardo poetico solo grazie all‟amore. C‟è un parallelo tra la ricerca di Lucia, che cerca di dare un senso a quello che l'ha investita emotivamente e la ricerca di Eros, il documentarista, del senso del suo film. Entrambi sono in una realtà che non capiscono, Lucia vive uno spaesamento sentimentale, mentre Eros non può più usare le vecchie categorie sociologiche per capire il mondo. Ci racconta così dolorosamente di una perdita di una coscienza collettiva, e di un malessere sociale che si esprime solo nell‟ossessione della riuscita personale. "Riprendimi" è stato un esperimento di cinema indipendente. Volevamo vedere se in Italia era possibile girare un film a basso costo con le nuove leggerissime tecnologie digitali, che possono dare a tutti la possibilità di esprimersi ad un alto livello tecnico. Siamo infatti di fronte ad una grandissima occasione di democratizzazione del mezzo cinematografico: tra un pò ognuno potrà raccontare la sua storia. In questo momento di crisi del Cinema Italiano, penso che un rinnovamento, sia delle forme che dei contenuti attraverso la sperimentazione con nuovi generi e nuove tecnologie, possa venire solo dal basso.

Anna Negri