Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

Intervista al regista Giuseppe Tedeschi sul documentario "Eurotel"


Giuseppe Tedeschi, giovane regista di Merano, parla a CinemaItaliano.Info del suo documentario "Eurotel", proiettato nella sezione competitiva della 48. Edizione del Festival dei Popoli.


Intervista al regista Giuseppe Tedeschi sul documentario
Paolo, protagonista di "Eurotel"
Come è nata l'idea per la realizzazione del suo documentario "Eurotel"?
Giuseppe Tedeschi: Arrivato al terzo anno della scuola di documentario ZeLig ho avuto la possibilità di fare un documentario e mi sono detto: "Cosa posso vedere nel mio giardino senza per forza andare lontano?" Insomma, mi sono trovato davanti all'Eurotel, ex albergo e oggi condominio; già il nome mi ha spinto a scovare le sue storie all'interno, perché evoca l'Europa, più paesi che convivono sotto lo stesso tetto.

Cosa rappresenta per lei e la città di Merano questo ex albergo diventato condominio?
Giuseppe Tedeschi: "Eurotel" rappresenta lo specchio dei tempi. Nel 1956 appena costruito rappresentava la modernità, nel 1991 quando si trasforma in condominio, assorbe i problemi e le difficoltà di una società in continuo cambiamento. Poter raccontare una storia di convivenza utilizzando una casa come sfondo mi è sembrato interessante. I meranesi, forse, non lo amavano prima perché era troppo moderno e non lo amano adesso perché troppo diverso.

Come è entrato in contatto con le persone che popolano "Eurotel"?
Giuseppe Tedeschi: Si mescola un pò tra casualità e ricerca. Volevo presentare questa casa come un insieme di tanti mondi personali.

Nel documentario si nota come "Eurotel" sia sempre un luogo di passaggio pur non essendo più un albergo. E' un luogo antropologicamente interessante come il suo lavoro...
Giuseppe Tedeschi: La gente che vive oggi il condomino "Eurotel", per la maggior parte lo vive ancora oggi come se fosse un albergo. Molti sono operai di passaggio o famiglie che aspettano una casa. I mini appartamenti di questo edificio raccontano una piccola storia, così come una stanza di un albergo. Usare la metafora se così si può chiamare "luogo di passaggio" è stato automatico.

Cosa fanno adesso i protagonisti del suo lavoro, Eric, Paolo, Nina, Famiglia Knagge, Mohamed, Sergio ed Annalisa? E' rimasto in contatto con loro?
Giuseppe Tedeschi: Eric, il massaggiatore americano, vive a Berlino. La famiglia Knagge, usa il suo appartamento solo per le vacanze. Mohamed come Annalisa e Paolo vivono ancora all'Eurotel. Nina purtroppo non so dove possa essere andata, il suo sogno è di trasferirsi insieme al marito in Russia, e spero che si sia avverato. Ovviamente non con tutti ho ancora dei contatti, ma con alcuni, Merano è un piccolo paese.

Uno dei protagonisti che colpisce di più sia per la sua storia personale che per come si "ambienta" nel palazzo è Paolo, il signore che aveva perso la vista. Ci può parlare un po' di quest'uomo?
Giuseppe Tedeschi: Paolo, è stato il primo protagonista che ho conosciuto, ed è lui che ci ha fatto entrare per la prima volta nel palazzo, seguendo lui abbiamo conosciuto gli altri protagonisti. Paolo viveva in un container e nel suo mondo solitario. Quando lo abbiamo aiutato nel trasloco dal container all'Eurotel abbiamo capito subito che lui era il nostro Caronte, lui ci ha aperto le porte di Eurotel. Paolo è una persona straordinaria, solo per "scelta", un orso gentile e ospitale. Lo abbiamo conosciuto che non vedeva molto, aveva bisogno di un intervento agli occhi, cosa che ha cambiato molto le sue abitudini. Tutta questa sua storia si è avverata nel fra tempo che si girava il film. Grazie a lui abbiamo sempre avuto un appoggio all'interno del condominio.

"Eurotel" è stato il suo saggio di diploma alla "ZeLig – Scuola di Documentario Televisione e Nuovi Media di Bolzano". Ci può parlare un po' di questo laboratorio cinematografico e di come si realizzano i saggi di fine corso?
Giuseppe Tedeschi: ZeLig, scuola di documentario, è un'attività formativa che nasce dalla passione dei suo fondatori dal 1988. Da più di dieci anni si è dedicata unicamente al documentario, sviluppando la sua idea in un circuito internazionale, dai docenti agli studenti che giungono da ogni parte del mondo. La formazione dura 3 anni. Al terzo anno ci si dedica alla creazione di un progetto che sarà il saggio di diploma, si forma un gruppo di tre persone con i loro ruoli ed insieme si elabora il progetto. In questo periodo ogni gruppo e monitorato da docenti o professionisti, che seguono la creazione del documentario dalla scrittura, alle riprese, al montaggio.

Che futuro avrà "Eurotel"?
Giuseppe Tedeschi: Oggi i documentari, in Italia, vivono soprattutto grazie alla visibilità che i festival offrono. Questo per quanto riguarda il film. "Eurotel", racconta una piccola storia della mia città, è così che è diventato un documento, un'osservazione di un tempo. Questa è la vita più lunga che si può dare ad un documentario. Il film vive anche nelle persone che guardano i film. Questo credo che sia la cosa più importante per un film.

Come crede si possa migliorare la distribuzione del film italiani in sala? E dei documentari?
Giuseppe Tedeschi: E' una domanda assai complessa, il cinema stà cambiando, i mezzi di riproduzione e di visione impazzano, non saprei risponderti. I modi per poter distribuire un film non sono molti, ma allo stesso tempo bisogna sbizzarrissi, esempio il web è un ottimo contenitore. La sala diventa un luogo sempre più difficile, anche perché il pubblico sta diminuendo, si disabitua alla magia, di dedicare un'ora e più alla visione di una storia. Credo che distribuzione e rieducazione alle sale possano lavorare assieme, magari sensibilizzando i più giovani.

Come considera il panorama cinematografica italiano attuale?
Giuseppe Tedeschi: Come dice Gianfranco Pannone nei suoi editoriali bisognerebbe essere più coraggiosi.

20/12/2007, 13:00

Simone Pinchiorri