Ci può parlare dei suoi esordi cinematografici? Come si è avvicinato al cinema dal teatro?
Angelo Serio: Il mio approccio al mondo dello spettacolo non è avvenuto subito con il cinema: infatti, ho cominciato a lavorare in teatro come attore, giovanissimo, alla fine degli anni ottanta. Poi, dopo tourneè in giro per l’Italia, resomi conto di non saperne abbastanza di teatro, feci un provino all’
Accademia d’Arte Drammatica del Teatro Bellini di Napoli. Mi presero e mi diplomai. Subito dopo fondai, nel 1992, assieme a Lucio Allocca, Imma Simonetti, Sergio di Paola e Massimo Cambria il “
Theatre de Poche”. Con questo gruppo diressi e recitai spettacoli definibili d’avanguardia. Ho sempre amato moltissimo la musica, anche più del cinema e ricordo che in quel periodo mi piacevano gli "sconosciuti"
Almamegretta. Così, proposi una coproduzione, tra "
Theatre De Poche" e
Almamegretta, per la realizzazione di un videoclip di una canzone. La cosa partì, girai il videoclip con “mezzi zero”, doveva essere una sorta di puntata zero, ma dopo incomprensioni e chiacchiere fecero naufragare il progetto. Decisi, allora, di utilizzare tutto il girato per farne un cortometraggio. Era il 1993, il corto si chiamava “
Rara Mens”. Avevo fatto il mio debutto nella regia “cinematografica”
Lei insegna alla scuola di cinema Pigrecoemme. Ci può parlare di questa esperienza e su cosa incentra i suoi corsi?
Angelo Serio: Alla scuola di cinema
Pigrecoemme “insegno” recitazione e direzione degli attori, ma “insegnare” non è la parola giusta, diciamo che ciò che faccio è fornire degli elementi che poi solo la pratica continua e l’esperienza personale possono far emergere... Il corso è una panoramica sulle problematiche che l’attore incontra su un set cinematografico, analizzando tutte le fasi della creazione del “personaggio”, dalla dizione alla consapevolezza del proprio corpo, illustrando le tecniche scoperte da Konstantin Stanislaskij e perfezionate poi da Lee Strasberg con lo sviluppo de “il Metodo”
Cosa l'ha spinta a realizzare il documentario "ISA 9000" su Isa Danieli?
Angelo Serio: Ho avuto modo di conoscere Isa Danieli nel 1996, quando ho girato un documentario sul grande drammaturgo Annibale Ruccello. Lei doveva rilasciare una testimonianza (Ruccello scrisse per lei "
Ferdinando"). Oltre alla sua fama di grande attrice mi affascinò anche il suo modo d’essere. Mi ripromisi che sarebbe stato bello fare qualcosa con lei e, d’altro canto, la stima era reciproca, visto che lei aveva apprezzato molto un mio corto dal titolo “
Neamoenia”, e mi aveva rivelato che se avessi avuto un progetto per e con lei, lo avrebbe preso sicuramente in considerazione. La semplicità, la curiosità e non ultima anche una certa dose di spregiudicatezza, unite al talento, sono le cose che mi hanno sempre affascinato in Isa Danieli.
Più che un documentario si può parlare di docu-fiction per questo suo lavoro ?
Angelo Serio: Effettivamente è riduttivo il termine documentario. Ho sempre amato il rischio. Volevo fare qualcosa che fosse di più. Che parlasse della vita di una grande attrice di teatro, ma che al tempo stesso non fosse per addetti ai lavori, seriosa. E che fosse anche divertente. Non una celebrazione. E che parlasse anche di clonazione. Senza prendersi sul serio. Che fosse sempre presente la dimensione del gioco, della leggerezza. Tutte queste cose dovevano coesistere. "
ISA 9000" è in poche parole un lavoro di “contaminazione”.Così ne parlai con l’amico e collaboratore Rosario Gallone e scrivemmo la sceneggiatura.
"ISA 9000" è stato girato in 6gg tra Napoli e Roma. Ci può parlare della realizzazione tecnica del documentario?
Angelo Serio: A mio parere la cosa da evidenziare della lavorazione di "
ISA 9000" fu l’approccio che io e Rosario Gallone decidemmo di adottare per far sì che il racconto di Isa Danieli risultasse il più credibile possibile anche in una cornice di fiction. Secondo gli insegnamenti della Commedia dell’Arte impostammo tutto il lavoro come una sorta di canovaccio, nessuno degli attori sapeva cosa effettivamente Isa Danieli avrebbe detto, se qualcosa su Eduardo De Filippo o su "
La Gatta Cenerentola" di Roberto De Simone e la stessa Danieli andava come si suol dire “a braccio”… è stata a tutt’oggi la mia lavorazione più divertente.
Ha realizzato nel 2005 "Co'stell'azioni - InsideEnzo Moscato's Theatre". Ci può parlare di questo lavoro e della figura di Enzo Moscato?
Angelo Serio: Ritengo Enzo Moscato, al pari di Annibale Ruccello e pochi altri, uno dei più significativiartisti della scena teatrale italiana contemporanea. Così quando Enzo Moscato mi chiamò per propormi di “documentare” il suo spettacolo/evento "
Co’stell’azioni" all’
Hortus Conclusus di Mimmo Paladino la prima cosa che mi chiesi è come fare “mia” la performance di uno degli artisti più inclassificabili e sfuggenti, per altro contestualizzata in un luogo/installazione fortemente simbolico. Partendo dal fatto che Enzo Moscato è un artista molto riservato decisi di procedere per sottrazione. Inseguimmo, letteralmente, io e una piccolissima troupe, l’evento quasi come reporter di guerra, cercando di essere il più possibile invisibili. Precedentemente avevo chiesto ad Enzo di poter avere carta bianca, cioè di non rispettare la consequenzialità dello spettacolo. La cosa piacque ad Enzo e quello che ne venne fuori è quello che io definisco una sorta di lavoro “jazz”. Nel senso che lo “standard” da eseguire è Enzo Moscato e io sono il musicista che l’ha interpretato!
Come ha partecipato Mimmo Paladino a questodocumentario?
Angelo Serio: Mimmo Paladino ci ha “ospitati” nel suo
Hortus Conclusus…comunque in maniera discreta è stato molto disponibile.
Quali saranno i suoi prossimi progetti per il cinema?
Angelo Serio: In tutto ciò che faccio cerco di mantenere un approccio sperimentale, esplorare campi diversi, incrociare tra le discipline, sparigliare, mescolare le carte, prendere rischi facendo certamente errori. Ma allo stesso tempo amo il passato. E’ come essere sospesi tra la gratitudine verso il passato e una grande passione per la sperimentazione, per l’esplorazione del futuro. Il passato è un rifugio sicuro, una tentazione costante. Il futuro è l’unica “location” dove possiamo andare. Sempre insieme con Rosario Gallone ho scritto un finto film/documentario per Isa Danieli ed Enzo Moscato che prevede la partecipazione di persone che non hanno nulla a che fare con lo showbiz. Il viaggio di due “mitici” protagonisti, Amore e Penia, in una Napoli super-reale (sur-real, per dirla alla francese), li porterà ad incrociare lungo il loro cammino due importantissime personalità napoletane: una del pensiero filosofico, l’altra di quello scientifico. Aldo Masullo ed Andrea Ballabio saranno lì a testimoniare quanto sia stato e continui ad essere importante per loro il “dubbio”, che impedisce di riposare sugli allori, di accontentarsi dei risultati raggiunti. Una condizione professionale che, se si vuole, è il riflesso di una condizione esistenziale vissuta dal Napoletano, abitante di una città incerta, insicura, obliqua, come la chiama Edoardo Bennato, e, forse per questo, saggio senza essere saccente. Un secondo progetto è un film sulla Strada Statale 163 Amalfitana (SS 163). La strada collega le località della Costiera Amalfitana. Località, da Vietri sul Mare a Positano che fanno parte della mia vita.Inutile dire che per entrambi i progetti sto cercando un produttore coraggioso.
Come crede si possa migliorare la distribuzione del filmitaliani in sala ?
Angelo Serio: Negli anni Spielberg aveva previsto che nel 2000 ogni sala avrebbe ricevuto il segnale digitale da un satellite, quindi niente più copie, niente trasporti delle pizze, stessa qualità dell’immagine anche nel cinema più sperduto… siamo quasi nel 2008 e niente di tutto questo è avvenuto. Il Vaticano in passato assumeva gli artisti, poi, in seguito, a farlo erano Re e nobili vari. Oggi i grandi gruppi e le multinazionali. Forse quando gli artisti torneranno ad avere un ruolo centrale qualcosa potrebbe cambiare. Sinceramente non saprei suggerire una soluzione vincente.
Come considera il panorama cinematografica italiano attuale?
Angelo Serio: Tanta tecnica, niente cuore. Mi piacerebbe andare al cinema e vedere film che non ho mai visto prima, capaci di muoversi in nuove direzioni, che abbiano senso d’avventura e di immaginazione, che provochino emozioni e reazioni, e non per forza avere messaggi “seri”. Metaforicamente mi piacerebbe vedere le bizzarrie degli impressionisti anziché la perfetta padronanza tecnica dei pittori accademici.In questo senso il “giovane” Olmi è l’artista che più mi ha emozionato con il suo "
Centochiodi".
12/12/2007, 17:23
Simone Pinchiorri