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BERLINALE 2007: report 11 febbraio


Arriva il fatidico giorno della proiezione di “In Memoria di Me”, l’opera seconda di Saverio Costanzo, unico film italiano in concorso alla Berlinale.


BERLINALE 2007: report 11 febbraio
Una scena del film "In Memoria di me"
Mi sveglio ad un’ora decisamente inusuale per essere una domenica: le 7:30. La proiezione del film di Costanzo comincia alle 9. Mentre passeggio in una Kreuzberg deserta verso la metropolitana di Görlitzer Bahnhof, mi vengono in mente quelle volte che alla stessa ora tornavo a casa, solitamente sbronzo e ancora con una bottiglia da 50cl di Becks in mano. Una delle cose che non ho mai capito è perché in Italia le bottiglie di birra sono da 33cl o da 66cl, ma non da 50cl.

Arrivo quindi a Potsdamer Platz, al Berlinale Palast. Come al solito di corsa, giusto quei 2-3 minuti prima dell’orario della proiezione. I film cominciano sempre in orario, ma questa volta, stranamente, ci sono una decina di minuti di ritardo. Mi siedo accanto ad una giovane giornalista, dall’accento britannico, che sfoglia una delle riviste free-press della Berlinale per leggere qualche recensione dei film del giorno prima. Ecco, le luci si abbassano. Parte la sigla ufficiale della Berlinale, con l’orsetto mascotte che si decompone in tante stelle. Poi il logo della Medusa, il distributore italiano del film, e quindi il film comincia.

L’inizio è convincente e concentra subito l’audience. Parte con un dialogo tra il protagonista Andrea (interpretato dal bulgaro Cristo Jivkov) ed il padre superiore (interpretato dal tedesco Andrè Hennicke), che gli chiede le motivazioni della sua scelta di entrare in seminario. Andrea risponde che nella vita ha provato tutto, ma che ancora non ha trovato la libertà, che lui adesso cerca attraverso questo percorso. La storia comincia quindi a svilupparsi, e pian piano introduce gli altri personaggi che insieme ad Andrea vivono l’esperienza del seminario. Uno di questi, Panella (interpretato da Fausto Russo Alesi), abbandona presto il seminario, in quanto non riesce ad accettare l’idea di dover rinunciare alla propria personalità (come insegnato dai padri del seminario) per poter avvicinarsi a Dio. Dopo questo evento, un nuovo personaggio “ribelle” emerge tra i seminaristi: Zanna (interpretato da Filippo Timi). Andrea è affascinato da Zanna e dal suo senso di spiritualità. Zanna arriva ad essere molto critico nei confronti dell’Ordine e della Chiesa, dicendo che nel loro ambito non fanno altro che riprodurre i mali del mondo, usando la Parola di Dio per dominare ed influenzare gli uomini.

Comincia quindi una specie di travaglio anche per Andrea, ormai sempre più immerso nei suoi dubbi di vocazione. Ma purtroppo il regista non è capace di esprimere in modo efficace questa fase. Decide di eliminare i dialoghi dal film per quasi mezz’ora e di focalizzarsi sulle immagini contornate da musica in contrappunto che vorrebbero descrivere quello che passa nell’animo del ragazzo. Non ci riesce. L’assenza di ritmo e la ridondanza delle immagini uccidono il film. Vedo la ragazza accanto a me sbadigliare e le dico: “quite slow, isn't it?”. Lei distende lo sbadiglio sorridendomi con un lungo “yessssssssss”. Io le confermo: “Yes, I also think this is too much”. Verso il finale, la storia comincia un po’ a riemergere, con Andrea e Zanna che decidono insieme di lasciare il seminario, ma a quel punto è ormai difficile coinvolgere nuovamente il pubblico. Per la cronaca, il film è stato interamente girato a Venezia, nel monastero dell’isola di San Giorgio Maggiore.

Nel complesso, un film con una tematica molto suggestiva ed interessante (ispirato al libro “Il Gesuita perfetto”, scritto nel 1961 da Furio Monicelli). Alcuni dei dialoghi sono veramente interessanti e penetranti. Il regista ha il pregio di mantenere un sostanziale equilibrio tra i vari punti di vista, evitando facili ammiccamenti in una direzione o nell’altra. Riesce a descrivere abbastanza fedelmente sia la dottrina religiosa dei superiori che le perplessità umane dei seminaristi. Purtroppo non riesce a mantenere un coinvolgimento costante nel film, alternando momenti di forte presa a fasi prolisse ed evitabili. Rimane un buon film, ma decisamente non all’altezza di altri in competizione qui alla Berlinale.

L’altro film che ho visto oggi è stato “Goodbye Bafana” di Bille August, regista danese (già autore di film di successo come “Il senso di Smilla per la neve”). Questa pellicola narra la storia di James Gregory, guardiano di cella di Nelson Mandela, che da bianco sudafricano convinto dell’inferiorità dei negri diventa pian piano consapevole delle ingiustizie e dei crimini della sua gente, fino a trasformarsi in sostenitore di un Sudafrica libero. Il film strappa meritati applausi in sala. I tre attori principali (Dennis Haysbert, Joseph Fiennes, Diane Kruger), presenti anche alla conferenza stampa, hanno fatto decisamente un gran bel lavoro, tra cui quello extra di assumere un credibile accento sudafricano. Diane Kruger nella conferenza stampa spiega come per lei fosse una priorità quella di far sì che le donne sudafricane potessero riconoscersi in lei, specialmente attraverso il linguaggio. Onestamente penso che ci siano riusciti molto bene, perché non capivo una mazza di quello che dicevano. A volte trovavo più facile leggere i sottotitoli in tedesco che ascoltare gli attori. Durante il film ero addirittura convinto che tutti gli attori fossero sudafricani.

Per oggi è tutto. Sono ancora chiuso dentro il Berlinale Palast, mentre di sopra stanno proiettando per il pubblico il film di Clint Eastwood fuori concorso "Letters from Iwo Jima", la sequel del precedente "Flags of Our Father". Adesso tornerò a casa a dormire un po', e magari per la strada guardo se c'è ancora gente al Museo della Comunicazione dove dovrebbe tenersi un evento organizzato dall'industria cinematografica italiana.

Domani tornerò qua per vedere il film francese in concorso "Les Temoins" (I testimoni) di André Téchiné, ed almeno un altro film che sceglierò domani.

Buonanotte!


Pose ai fotografi del cast di "In Memoria Di Me"


11/02/2007

Daniele Baroncelli