BERLINALE 2007: report 8-9-10 febbraio


I primi tre giorni dalla Berlinale, in attesa della prima proiezione italiana di domani.


BERLINALE 2007: report 8-9-10 febbraio
Robert De Niro, star indiscussa dei primi 3 giorni
Comincia la Berlinale, e Berlino si imbianca come per magia. La neve che è stata la grande assente di questo inverno berlinese, fa la sua comparsa. Gli addobbi della Berlinale ed il velo di bianco sulle strade le donano un volto completamente diverso. La Berlinale segna anche il mio primo anniversario di permanenza a Berlino. Sono arrivato qua esattamente un anno fa, proprio durante il festival. Tra un film e l’altro telefonavo ai vari numeri che avevo recuperato per affittare una stanza. E nel frattempo provavo ad immaginarmi i nuovi percorsi di questo periodo della mia vita ancora incellofanato. Mi lasciavo conquistare da tutto il desiderio di nuovo che c’era in me. Provare nuove strade per avvicinarsi a se stessi. Percorsi che sembrano rischiosi solo a chi è troppo preso dalle sue certezze per capire le necessità degli altri. Che ognuno ha le proprie necessità, e le necessità sono irrinunciabili. Che non esiste rischio per chi percepisce il senso.

Ed un anno dopo eccomi qua. Con una casa, con tanti amici, con tante storie vissute, con tanta diversità assimilata, con tanta interiorità espressa, con dei progetti, con una direzione che è più mia di quanto non lo sia mai stata prima.

Giovedì è il giorno di inaugurazione della Berlinale. Prendo la metro per andare a Potsdamer Platz, la base del festival. Esco dalla uscita “sbagliata” della metropolitana U2, quella più lontana dalla piazza. L’ultima volta che ero uscito di qui era il 9 luglio. Stavo andando al Tiergarten assistere alla finale, in quella che nel periodo dei mondiali era chiamata la Fans Mile, il viale che dalla Siegessäule (la famosa statua in bronzo posta nel mezzo del parco) va fino alla Porta di Brandeburgo. Quella che prima era una fiumana di gente sbracciata che camminava spedita per non perdersi i primi minuti della partita, adesso è una sparuta schiera di persone incappottate ed infreddolite che cercano di non scivolare sul tappeto bianco che si sta formando nel frattempo.

Arrivo quindi a Potsdamer Platz. Una breve visita, giusto per ritirare il pass e ad assistere al gala di apertura sul tappeto rosso. Sfilano un centinaio di personaggi, per la maggior parte tedeschi. Gli stranieri faranno l’apparizione sul tappeto rosso il giorno in cui viene proiettato il loro film.

Il giorno seguente, venerdì, arrivo a Potsdamer Platz per assistere alla proiezione per la stampa di “The Good German”, il nuovo film di Steven Soderbergh, con George Clooney e Cate Blanchett. La pellicola tratta le vicende di un giornalista americano (George Clooney) nella Berlino dell’immediato dopoguerra e prova a descrivere in modo poco convincente l’atmosfera della capitale distrutta. Nella conferenza stampa Soderbergh ammette l’insuccesso della pellicola negli States e la sua speranza riposta nel pubblico europeo. Ma nemmeno dall’Europa avrà alcuna gratificazione. Il film è bocciato quasi all’unanimità dalla stampa. Probabilmente non è un caso che George Clooney abbia deciso di non presentarsi qua a Berlino.

Nel pomeriggio decido di andare a vedere un paio di film della sezione dedicata al cinema tedesco: “Aufrecht stehen” di Hannah Schweier e “Blindflug” di Ben von Grafenstein. Mediocre il primo film, mentre il secondo si rivela molto piacevole, sia nella sceneggiatura che nella recitazione. Narra la storia di una coppia, che sembra avere tutto dalla vita, a parte un figlio. Lui lo richiede insistentemente, ma la moglie non si sente ancora pronta. Seguono una serie di vicende grottesche, che fanno emergere pian piano nuovi aspetti dei personaggi. Un film con un forte taglio ironico, ma allo stesso tempo introspettivo.

Sabato viene presentata una delle pellicole più attese di tutto il festival: “The Good Shepherd” di Robert De Niro, la sua seconda opera da regista. Il film narra la storia di un brillante studente di Lettere della prestigiosa Yale University (Matt Damon) che viene reclutato dalla CIA, attratta dalle sue capacità intellettive. Questa scelta porterà il protagonista a sacrificare tutto in nome del proprio paese, e a condurre segretamente parte della propria vita, all’insaputa della sua stessa famiglia. Il film tratta un periodo tragico ed affascinante della storia, quale è quello della guerra fredda, spingendosi cronologicamente fino allo sbarco nella Baia dei Porci. Nel cast anche una apprezzabile Angelina Jolie, nell’insolito ruolo della moglie detestata. Il mio giudizio sul film è decisamente positivo. La conferenza stampa conferma i buoni propositi del film, tant’è che Robert De Niro annuncia l’intenzione di fare seguire a questo film anche un secondo episodio ambientato nel periodo dal 1961 (anno dello sbarco nella Baia dei Porci, ma anche quella della costruzione del muro di Berlino) al 1989 (anno della caduta del muro), ed eventualmente anche di un terzo dal 1989 ai giorni d’oggi.

Nel pomeriggio vado a vedere il primo dei film tedeschi in concorso, “Die Fälscher” (in italiano, letteralmente, “I falsificatori”), che si lascia apprezzare. Tratta la storia di un gruppo di prigionieri ebrei specializzati a cui verso la fine della guerra viene chiesto dai nazisti di lavorare ad un progetto per la produzione di banconote false (sterline e dollari). Lo scopo dei nazisti è quello di mettere in circolazione un alto numero di banconote contraffatte per mandare in bancarotta le economie di Inghilterra e Stati Uniti, e cercare quindi di ribaltare le sorti della guerra. Il film si concentra con discreto successo sulla caratterizzazione dei vari personaggi all’interno del gruppo dei prigionieri, divisi tra quelli che lavorano diligentemente contenti di poter godere di migliori condizioni di prigionia e quelli che cercano di boicottare segretamente il progetto per non facilitare i nazisti.

Domani l’attesa proiezione di “In Memoria di Me” di Saverio Costanzo, unico film italiano in concorso.

10/02/2007

Daniele Baroncelli