Descrizione: Se Federico Fellini è uno dei più grandi autori della storia del cinema, egli rientra anche nel solco di una tradizione di intellettuali e artisti che da Leopardi a Pasolini si è interrogata sul rapporto tra l’identità italiana e la modernità nelle sue implicazioni sociali, culturali, politiche. I motivi che notoriamente attraversano la sua opera, dalla nostalgia dell’infanzia ai fantasmi della femminilità, dall’invenzione del ricordo al sogno, assumono così, alla luce della lettura politica proposta in questo saggio, un’unica connotazione patologica. E diventano, anzitutto, l’allegoria di un Paese incapace di uscire da un’adolescenza permanente, tratto dominante della sua storia e del carattere nazionale. Il libro è corredato da un’appendice che esplora il rapporto tra Federico Fellini e Giulio Andreotti a partire dalle lettere conservate nell’archivio del senatore.
"Nell'immaginario collettivo Fellini è sinonimo di sogno, libertà creativa, invenzione visiva, poesia. L'idea di fondo che qui avanziamo, dunque, può apparire quanto mai insolita. Eppure, in occasione dei funerali del regista, già Ettore Scola notava che a suo avviso Fellini era stato «il più politico, contro ogni apparenza, dei registi italiani». Scola evidentemente non intendeva affermare che nei film di Fellini prendano forma precise tesi o idee politiche. Semmai suggeriva che proprio muovendosi in un altrove immaginifico, collocandosi oltre gli schieramenti e le appartenenze ideologiche, Fellini aveva intuito di più e meglio di altri il senso profondo dell'italianità."
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