Sinossi *:
In perpetuo si interroga sulla vita degli ultimi conoscitori di una antica pratica di pesca che oggi sta scomparendo: la pesca con il trabucco. Girato interamente sulle coste del Gargano - più precisamente tra Peschici e Vieste - il documentario racconta la quotidianità degli ultimi mastri trabucchisti rimasti e dei loro eredi. Con l’approccio del cinema di osservazione i trabucchi diventano il microcosmo dove tutto avviene e dove il ritmo delle giornate è scandito costantemente dal rapporto tra l’uomo e un mare tanto generoso quanto impietoso e distruttivo. In perpetuo vuole sollevare alcune riflessioni sul rapporto tra passato, presente e futuro, interrogandosi sul concetto di tramandare di generazione in generazione. I quattro personaggi con uno sguardo rivolto verso l’orizzonte del mare riflettono sulla sopravvivenza incerta di questi antichi macchinari che resistono al sopraggiungere della loro fine ancorati a quegli scogli da secoli.

NOTIZIE 'In Perpetuo'



Note:
Il termine ‘trabucco’ si pensa derivi dal latino precisamente dal termine trabs, trabis che significa legno, albero o trave. Secondo alcuni storici, il trabucco sarebbe un’invenzione importata nel gargano dai Fenici. La più antica data di esistenza documentata risale al XVIII secolo, periodo in cui i pescatori del Gargano, allora scarsamente popolato, dovettero ingegnarsi per ideare una tecnica di pesca che non fosse soggetta alle condizioni meteomarine della zona. La sua struttura - costruita interamente in legno (pino d’aleppo, quercia, cercolo e castagno) e fissata con straordinaria perizia a ridosso di alcune punte rocciose dove il mare presenta profondità e correnti favorevoli alla pesca - è unica al mondo ed è straordinario esempio di artigianato umano. Come delle palafitte, i pali di sostegno sono fissati agli scogli grazie a un incavo della stessa circonferenza che viene scavato direttamente nella roccia. Questo insieme di tronchi serve a sostenere la piattaforma, dove avviene l’azione di pesca. Le due lunghe antenne fissate ai pali portanti e proiettate per almeno 40 metri verso l’orizzonte del mare, fungono da leve passive per una grande rete a forma di sacco che ha dimensioni irregolari, mai uguali, perché ognuno la realizza in modo che vesta specificatamente per quel particolare trabucco. Nelle stagioni propizie è possibile ammirare i trabucchisti o trabuccolanti destreggiarsi come dei funamboli attraverso le intricate simmetrie di cavi e funi che servono a mantenere i complessi equilibri della struttura, intenti nell’effettuare le molteplici ‘virate’ (battute di pesca): un ripetuto abbassarsi e sollevarsi della rete che scandisce il ritmo di un’intera giornata.

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