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Montecristo  (23/09/2007 @ 04:04)
Bello, bravo anche Fabio Volo, si vede che non è il regista, poichè è girato sapientemente. Grande Ninetto Davoli.
Carlo Zanotti  (08/04/2007 @ 23:26)
Bel film, un Volo inedito, ma apprezzabile per aver affrontato e svolto un tema profondo in modo impegnato, con sensibilità, dimostrando di voler sperimentare, di puntare sulla versatilità. Da sottolineare l'ottima interpretazione di Ninetto Davoli, nel ruolo dell'amico camionista di Lorenzo (Volo), e l'ironia di quest'ultimo, centellinata, ma puntuale.
Miriam Monteleone  (11/03/2007 @ 13:04)
Uno su due ce la fa! Forse. Guardare in faccia la morte per l'uomo prometeico è una via crucis epifanica...come per il protagonista Lorenzo, un Fabio Volo che se la cava bene, accento del Nord, arrogante e presuntuoso! L'attore che impersona Giovanni, l'amico camionista è perfetto, la storia commuove senza risultare straziante! Da vedere.
Battista Passiatore  (05/03/2007 @ 18:45)
Anche se la trama non ha una grande originalità (il film tratta il tema difficile della malattia nel senso più ampio del termine), il tono da commedia 'riflessiva' dell'intero film, regge soprattutto grazie alla sentita interpretazione di Fabio Volo, sempre nel giusto tono ironico ma anche drammatico. (Fabio Volo ha trascorso realmente un periodo in ospedale per immedesimarsi meglio nel suo personaggio e accrescerne la sensibilità e la sincerità). Girare un film sulle paure, sugli incubi, sulla lotta di coscienza interiore, sulla condizione di un uomo malato non è affatto semplice; si rischia di svivolare nella retorica e nei luoghi comuni del genere. Eugenio Cappuccio, dopo il buon esordio con "Volevo solo dormirle addosso" tra lavoro e amicizie, torna e si confronta stavolta con uno dei temi più importanti della vita: la malattia. E bisogna dire che, nonostante qualche inprecisione (dovuta senz'altro alla debole incisività della sceneggiatura alquanto "prevedibile") il regista riesce nel suo intento: quello di emozionare, coinvolgere, commuovere ma alla fine far riflettere il pubblico. Ritornano temi e meccanismi del precedente film di Cappuccio, 'Volevo solo dormirle addosso', sia nell'importanza eccessiva data all'attività lavorativa sia nella scelta di un vero e proprio "tormentone" che sintetizzi in una parola le dinamiche della storia. Se nel primo film era "ti stimo molto", l'unica frase che l'anaffettivo protagonista era in grado rivolgere alle persone che per lui contavano, in questo caso si tratta dell'aggettivo 'rattenuto' coniato dalla sorella, che indica quella condizione per cui si vive 'trattenuti e rattrappiti' in una vita immaginata e non vissuta sempre in attesa di qualcosa. Buona la scelta del cast, diretto con sensibilità dal regista: se Battiston come sempre è un'ottima spalla (e speriamo di vederlo presto in un ruolo più impegnativo), Anita Caprioli, pur in un ruolo non molto intenso, aggiunge un tocco di malinconia con l'espressività della sua bellezza un po' ambigua. Perfetta Agostina Belli nel ruolo dell'ex-moglie appesantita dall'età e dalla sofferenza, e soprattutto memorabile resta un inedito Ninetto Davoli carico di una grande potenza espressiva.
Simone Pinchiorri  (22/02/2007 @ 20:25)
Un uomo in carriera, spietato, cinico, che cambia volto alla sua vita dopo essere colto da una seria ed inaspettata malattia, è il protagonista di "Uno su Due" di Eugenio Cappuccio. Il regista di "Volevo Solo Dormirle Addosso" ripopone sul grande schermo la figura del rampantismo, questa volta però in una chiave molto diversa, tesa alla conversione verso una nuova visione della vita. Il tema della malattia come cambiamento delle aspettative di vita porterà il protagonista (Lorenzo Maggi) a passare dalla razionalità ad un nuovo stato di semi-irrazionalità, lasciandosi andare ad emozioni nuove e prima sconosciute. Fabio Volo è molto bravo ad interpretare questo ruolo, rimando in equilibrio fra dramma e ironia senza mai esagerare. Superba, anche, l'interpretazione di Ninetto Davoli (Giovanni), nella parte del malato compagno di stanza di Lorenzo, che pur sapendo di aver un male incurabile non perde mai la speranza, rappresentando la voglia di vivere meglio di ogni altro. Cappuccio riesce a caratterizzare molto bene anche i personaggi femminili del film, cosa che aveva molto tralasciato nella sua precedente pellicola. La scena più bella e toccante della pellicola è quella dell'ospedale, quando Lorenzo e Giovanni si ritrovano davanti una tazzina di caffè, che non possono bere, ma ne assaporano l'aroma con l'olfatto. In questa sequenza vi è condensata il senso della vita, delle piccole cose, che possono rendere l'uomo felice anche in una società moderna e consumistica come la nostra, dove non vi è quasi più il valore degli oggetti e delle persone. "Uno su Due" si può definire un teatro di vita reale, uno spaccato della società odierna, afflitta da molti mali perchè essere troppo povera d'ironia, sentimenti, gioie ed emozioni.

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