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Max Osini  (07/02/2006 @ 00:00)
Il neorealismo nell'era del video digitale e di Nanni Moretti. Basterebbero forse queste tre coordinate per circoscrivere "Tornando a casa" uno dei tanti film italiani che si perdono nei labirinti dei circuiti ufficiali e fanno timidamente capolino in qualche cineclub di provincia. Del resto le modalità con cui questo tipo di cinema viene pensato, girato e prodotto non lasciano spazio a prospettive diverse. Con buona pace di Nanni, della sua palma d'oro e della sua Sacher (che distribuisce il film), il cinema italiano si dimostra ancora una volta incapace di articolare un discorso di ampio respiro, strenuamente aggrappato alla facile poesia dei sentimenti, alle trame da sceneggiato, alle scenografie da cartolina illustrata. Un gruppo di pescatori napoletani spinge il peschereccio al limite delle acque territoriali africane nel tentativo di aumentare i frutti del proprio lavoro. Sfuggito a una motovedetta libica l'equipaggio decide di tornare a Napoli dove si trova a fare i conti con la malavita locale. Il più giovane del gruppo vorrebbe emigrare in America, ma quando la moglie muore in un incidente, si aggrega a un gruppo di clandestini inscenando la propria morte e partendo quindi per l'Africa. Va segnalato il coraggio di Marra nel realizzare un film quasi completamente in dialetto napoletano (con sottotitoli) nonchè di recarsi clandestinamente al limite delle coste africane per girare la scena della motovedetta libica. Ma a parte questi "exploit" - o forse proprio a causa di questi - il film mostra la sua esile consistenza in una sceneggiatura troppo trascurata e superficiale. Al di là delle ambizioni realistiche e della sensibilità minimalista, il mondo dei pescatori napoletani arriva a noi solo attraverso gli stereotipi, sospeso tra una soap opera e un documentario, in quella terra di mezzo dove viene negata una vita propria ai personaggi. Le loro passioni e la loro emotività ci vengono solo suggerite e non istigate nel profondo. Il distacco tra chi vive la storia e chi la osserva è netto e questo per il cinema è una sconfitta senza appello.

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