Un film dal "respiro più corto" rispetto al precedente "La Meglio Gioventù" che parla del problema dell'immigrazione clandestina in Italia; questa l'ultima fatica del regista Marco Tullio Giordana. Partendo da una sceneggiatura a tratti un po' fuori dagli schemi, il bravo regista riesce comunque a mantenere il senso del veridicità narrativa, per poi abbandonarsi in un epilogo alquanto contestato per la sua straniante irrealtà. L'intera storia vista e vissuta dagli occhi di un bambino (Sandro), figlio di un imprenditore ricco che per la prima volta sente ed avverte la sete, la fama e la "non necessità" di molte cose. Di certo non è necessario seguire filologicamente la trama (poichè si noterebbero delle incongruenze, specie di carattere narrativo); il film affronta una tematica importante e delicata come l'immigrazione, riesce con la sua profondità ad emozionare e a far riflettere lo spettatore.