Sinossi *:
Squilla la sveglia di un telefono, è il momento della preghiera, che viene però interrotta. Etaf è un ritratto sincero, senza filtri, un ponte verso una memoria che lentamente ancora oggi sta andando perduta. Il titolo è tratto dal nome della protagonista, una signora palestinese rifugiata di sessantacinque anni che vive a Lubiana, in Slovenia. Al momento della realizzazione del documentario, nel 2023, Etaf Abdelrahman era arrivata in Europa da un anno e mezzo, aiutata dal figlio che si trovava già lì. Racconta che ha dovuto reimparare tutto: come prendere l’autobus, come andare al supermercato, come pagare. La seguiamo in un suo normale pomeriggio di dicembre - fra le lezioni di lingua e il corso di uncinetto insieme ad altre amiche palestinesi come lei rifugiate - ma i momenti prevalenti sono quelli in cui Etaf ricorda la sua vita a Gaza, guardando direttamente in macchina, con noi che messi davanti a lei diventiamo i suoi unici interlocutori. Percepiamo attraverso i suoi occhi, e le foto che mostra sul suo cellulare, la nostalgia di una terra madre che si è dovuta lasciare alle spalle. Ed è impossibile non pensare all’oggi, alle immagini atroci che popolano gli schermi dei nostri telefoni.



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