Francesco Somaini nasce a Lomazzo (Como) nel 1926. Si forma all’Accademia di Brera (1945-47) sotto la guida di Giacomo Manzù. Nel 1949 consegue la laurea in giurisprudenza. Concorrono alla sua formazione di scultore i numerosi viaggi compiuti in Italia e all’estero fin dalla metà degli anni quaranta. Esordisce alla Quadriennale di Roma nel 1948 ed espone per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1950, dove sarà presente anche nel 1954, 1956, 1958, 1960, 1964, 1976 e 1978. Nel 1955 si iscrive al MAC Espace, i...visualizza tuttointensificando la collaborazione con gli architetti all’insegna della “sintesi delle arti”. In quest'anno brevetta un materiale di sua invenzione: il conglomerato ferrico. Nel 1956 espone a Venezia grandi opere astratte in conglomerato ferrico, subito notate dalla critica internazionale, e tiene la prima personale alla Strozzina di Firenze. Nello stesso anno Léon Degand firma il testo della sua prima monografia. Nel 1957 prende avvio l’importante stagione informale che lo porterà al successo internazionale. In questa fase fonde le sue opere preferibilmente in ferro, piombo e peltro, che poi aggredisce con la fiamma ossidrica e polisce nelle parti concave per accentuare l’espressività del dettato plastico. Nel 1959 riceve il premio come miglior scultore straniero alla Biennale di San Paolo del Brasile. L’anno seguente tiene la prima personale all’Italian Cultural Institute di New York, con la presentazione di Giulio Carlo Argan, ed è invitato con una sala a lui dedicata alla Biennale di Venezia. Nel 1961 ottiene il primo premio della critica alla Biennale di Parigi. In questi anni tiene numerose personali in Italia e negli Stati Uniti e partecipa a tutte le più importanti collettive internazionali. Conclusasi la stagione informale, carica le sue opere di valenze simboliche, ponendo forme di violenta organicità in rapporto con volumi geometrici di impianto architettonico. Nella convinzione che la scultura abbia il compito di riqualificare il tessuto urbano (radicatasi già durante le esperienze compiute a grande scala, dalla seconda metà degli anni sessanta ai primi anni settanta, in Italia e negli Stati Uniti), formalizza le proprie idee a livello utopico in numerosi studi progettuali, pubblicati nel volume Urgenza nella città (1972), realizzato a quattro mani con Enrico Crispolti. Sperimenta una sua specifica tecnica di lavorazione mediante l’uso del getto di sabbia a forte pressione, che diviene a partire dal 1965 componente fondamentale del suo linguaggio plastico. Dal 1975 studia una nuova tipologia plastica, eseguendo tracce a bassorilievo con il rotolamento di una matrice astratta che lascia un’impronta in cui si rivela un’immagine. Nello stesso anno inizia a utilizzare il marmo. Presenta le matrici, le tracce e i fotomontaggi di fantastiche visioni urbane nella sala personale alla Biennale di Venezia del 1978 e in una personale al Lehmbruck-Museum di Duisburg del 1979. Dalla metà degli anni ottanta esegue lavori a grande dimensione in Italia e in Giappone, legati alla dialettica del positivo/negativo, ponendo mano a sculture improntate a un’organicità fortemente vitalistica, che propone nella retrospettiva al Palazzo di Brera a Milano nel 1997. Muore a Como nel 2005. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma gli dedica la prima retrospettiva postuma nel 2007.