Note di regia di "Zvaně. Il Romanzo Famigliare di Giovanni Pascoli"
Ho letto la bella sceneggiatura di Sandro Petraglia e ho deciso di fare questo film. Non mi sono preoccupato di collocarlo nella forma rituale del biopic. Ho cercato di fare un film personale, assecondando il mio istinto. L’istinto spesso ha le sue ragioni, una sua logica.
Cosa ho fatto? Ho aggiunto qualche spunto di dialogo, ho cercato delle soluzioni di messa in scena che mi permettessero di raccontare le scene degli scambi epistolari con parole e sguardi in macchina, inserendo anche degli interventi di alcuni personaggi del film, che guardano in macchina e dicono qualcosa di significativo sulla vita di Giovanni Pascoli. Mi ricordavo, vagamente, alcune invenzioni di Truffaut per Le due inglesi, e altri suoi film. Ma non li ho rivisti, sono rimasto col dubbio che si tratti davvero di ricordi, o di un sogno. Grazie al lavoro e alla complicitŕ di Sandro Petraglia e alla sua disponibilitŕ ho cercato di mettere a fuoco alcuni aspetti di molte poesie di Pascoli in cui il poeta e i defunti si parlano. E di arricchire la cornice del racconto - il treno speciale che porta il feretro di Giovanni da Bologna a Barga dopo la sua morte - con intrusioni, apparizioni, un clima da dormiveglia, accantonando il realismo stretto, dove qualcosa di “pascoliano” si affianca ai personaggi presenti in treno. Qualche critico qualificato ha detto, a ragione, che alcune poesie che possiamo definire famigliari di Pascoli, sono sedute spiritiche. Cosě il viaggio si dilata, il treno non č piů cronaca o funzione ma č in stretta relazione con il passato, le ellissi del racconto, i salti e il presente abitato da ricordi, visioni cosě come nel racconto del passato si intravede l’ombra del viaggio in treno, di un destino che si compie.
Poi mi sono dedicato agli attori, soprattutto ai giovani attori del film, con la dedizione e la soddisfazione di sempre, e ho potuto sceglierli liberamente, senza pressioni o richieste particolari. Con passione uguale alla mia, si sono buttati con generositŕ in questa avventura. Abbiamo condiviso molti momenti insieme, di studio, di prove, con loro ho condiviso anche tutte le mie ansie e le mie granitiche incertezze. Ho trovato dei nuovi amici, dei nuovi compagni di strada. Su questo gruppo di giovani sono pronto a scommettere sul loro avvenire. Di tutte le scelte che ho fatto, oltre Sandro, non posso che ringraziare la RAI e Francesco Melzi di MEMO FILM per l’apertura, vigile certo, ma attenta e generosa. Ringrazio anche gli amici attori che mi hanno regalato i loro contributi partecipando al film anche in una sola scena. Contributi generosi e preziosi, davvero. Ringrazio anche GIBI film e Donatella Botti per aver avviato questo progetto e aver pensato a me per questo appassionante lavoro. Abbiamo scelto di amare Pascoli, fino in fondo, e anche le sue sorelle e tutti i personaggi secondari, non trascurando alcune ombre e ambiguitŕ, ma senza indulgere nel gossip, senza assecondare alcune morbose e facili interpretazioni della sua vita famigliare. Approfittando della cornice ho cercato di raccontare delle tranches de vie del poeta che mi consentivano di spostare il racconto cercando di mettere in luce alcuni momenti significativi della vita e della carriera letteraria di Giovanni, con una decisiva e circoscritta attenzione al periodo che lo lega alle due sorelle. Ma questa č la scelta che ha guidato la sceneggiatura di Sandro. Diversamente sarebbe stato impossibile raccontare Pascoli in maniera esaustiva, soddisfacente, considerato il numero incredibile di “pascoliani” che ho conosciuto, molto attenti alle veritŕ riguardanti la sua biografia e la sua opera. Sě, forse voglio semplicemente mettermi al riparo dagli strali, per altro giustificati, della loro eventuale delusione. Ma ho sempre amato Pascoli e ho approfittato di questa occasione per approfondire la conoscenza della sua biografia e dell’opera. Ho approfondito la conoscenza di Pascoli leggendo tutto quello che potevo, compresi gli scritti di Cesare Garboli e di altri critici del tempo e non, compresa la monumentale biografia scritta da Mariů, Lungo la vita di Giovanni Pascoli, preziosissima, i numerosi e altrettanto preziosi consigli, contributi, libri e pubblicazioni di Rosita Boschetti, direttrice del Museo Casa Pascoli di San Mauro. Ringrazio anche Sara Moscardini per il sostegno e la vigile collaborazione nella Casa Pascoli di Barga. In tutti ho trovato, spunti, avvertenze, una mappa ragionata in cui orientarmi. Ho letto anche alcuni suoi poemi in latino, con l’aiuto del testo originale e della traduzione. Inevitabile omettere qualcosa, e operare qualche piccola forzatura cosě sterminata č la sua produzione poetica insieme a saggi, componimenti in latino, poemi e poemetti, canti, gli studi su Dante e tutto ciň che sua sorella Maria, ha raccolto negli anni, e che con la stessa meticolositŕ č stato sapientemente schedato e catalogato nel Museo Casa Pascoli di San Mauro e nella Casa Barga di Castelvecchio Pascoli.
Cosa abbiamo cercato di fare? Bč sicuramente mettere al riparo il poeta da facili semplificazioni che riguardano la sua vita, per altro smentite da una nuova ricca documentazione di lettere e testimonianze raccolte nel tempo. Poi dichiaro candidamente che il mio amore per Pascoli č senza riserve e che č tutto da rivedere il modo in cui gli studenti della mia generazione lo hanno studiato. Un modo riduttivo, spesso polveroso, solo come un poeta delicato e tragico, quello delle piccole cose, sottolineato dalla sventura che ha accompagnato la sua vita nel corso dell’infanzia e della giovinezza. In questo sono stato aiutato dal copione che circoscrive il racconto alle sue vicende famigliari, con il corrispettivo poetico di quelle vicende, in particolare al rapporto intenso, felice e insieme ambiguo, con le sorelle. Per semplificare abbiamo raccontato un periodo della sua vita che va dalla prima giovinezza fino ai suoi quarant’anni. Fino al suo arrivo, con Mariů, nella nuova casa di Barga dopo che l’altra sorella, la maggiore, Ida, aveva rotto il patto che legava i tre fratelli, il tentativo di Giovanni di ricreare IL NIDO, quella famiglia perduta e dispersa dopo la tragica morte del padre. Non ci sono tutti i luoghi vissuti e abitati dal poeta, i suoi amici lucchesi, il felice periodo di Messina, e poi Livorno, Firenze, e molto, molto altro. Sarebbe stato impossibile avendo solo 5 settimane a disposizione per girare. Cosa mi aspetto? Ovviamente tutto il bene possibile insieme al giudizio indulgente di molti, non solo critici. Mi aspetto, e sarebbe giŕ un grande risultato, che tra gli spettatori molti siano spinti a leggere e approfondire Giovanni Pascoli, soprattutto per la sua modernitŕ, molto piů vicino, di quanto riusciamo a immaginare, alle questioni fondamentali della vita di tutti noi, non solo nella poesia ma anche nelle gioie e nelle amarezze dell’esistenza. Non posso che ringraziare i produttori (RAI e MEMO FILM) e tutta la troupe, in tutti i reparti con gli aiuto e gli assistenti, la scenografia, costumi, fotografia, colonna sonora, suono, produzione, il reparto di regia, quello della post produzione, tutta, il casting, e l’incredibile, appassionato e raffinato lavoro di montaggio di Esmeralda Calabria. Senza di loro, senza l’entusiasmo e l’abnegazione che hanno messo nel lavoro, non avrei potuto fare questo film. Insieme a loro ringrazio i distributori di Academy Two, che hanno amato il film e deciso di distribuirlo nelle sale cinematografiche, e gli amici che hanno arricchito e stimolato le mie conoscenze, attraverso chiacchiere suggerimenti e momenti di allegria.
Giuseppe Piccioni30/12/2025, 16:18