Note di regia de "La prima volta"
C’è uno spazio indefinito del tempo in cui prendono vita sentimenti di ogni tipo, dall’ansia alla rabbia, dalla tristezza al sollievo: l’attesa. Quel momento di non-azione, in cui si aspetta passivamente che qualcosa accada. “La prima volta” è un’indagine su quel momento, sull’apatia e sulle reazioni nervose di due giovani che mascherano l’ansia delle loro prime esperienze con il gioco, oppure con l’arroganza adulta. Di fatto, Marco e Andrea sono in attesa del loro rito d’iniziazione alla vita adulta. Questo passaggio, in base all’ambiente e alla cultura degli individui, può coincidere con un evento drammatico, con un sacramento religioso, oppure imbracciando un’arma per la prima volta o ancora facendo sesso. Per i due ragazzi tutte queste cose convivono. Diventare adulti è per loro la perdita dell’infanzia, dell’innocenza, della dimensione del gioco. Qualcosa che li proteggeva, li salvava, fino a pochi istanti prima. Entrano nel mondo dei grandi, macchiato e deteriorato, in maniera violenta. Ma la macchina da presa, statica nei loro ultimi momenti infantili e tremante come la loro anima mentre li abbandonano, tiene celata quella violenza, fuori campo. Come le ansie e i pensieri dei due ragazzi, la violenza non è qualcosa che ha bisogno di essere visibile per essere terribile. 
Pietro Bonaccio