Note di regia di "Mrs Playmen"
Siamo a Roma, negli anni ’70. Non si sa con precisione in che anno, ma non importa. Ciò che conta è cogliere lo spirito di quel tempo, muovendosi in una Roma al massimo della sua forma. Quella luce, quei colori, quella musica. E poi le donne e gli uomini che hanno vissuto e plasmato quegli anni incredibili. Al centro della vicenda c’è Adelina Tattilo, una donna realmente esistita. Una donna che ha saputo reagire alle difficoltà e al maschilismo di quegli anni, ribaltando le regole del gioco. Diventando lei la padrona della situazione, decidendo cosa sia giusto e cosa sbagliato, cosa decente e cosa indecente. Così, all’inizio del nostro racconto, una donna (bionda, per giunta) sulla soglia dei quarant’anni, diventa l’editrice di una rivista erotica per soli uomini: Playmen.
Avrà contro il perbenismo imperante, la Chiesa, la buoncostume. Ma lei andrà avanti comunque, circondata da una redazione inizialmente perplessa, poi sempre più al suo fianco. Adelina riuscirà a trasformare Playmen in un giornale che gli uomini comprano… ma che anche le donne leggono. Un giornale che, senza perdere nulla della sua carica erotica, comincia a occuparsi anche di costume, cultura e persino politica. Una rivista dove scriveranno alcune tra le penne più brillanti e alternative del periodo. Il mio obiettivo, fin dall’inizio della preparazione, è stato raccontare un tempo e un luogo in cui tutti, almeno una volta, avremmo voluto essere. Avevo ben chiara l’atmosfera che avrei voluto dare alla serie…. Ma prima di tutto, dovevamo trovare Adelina. Se n’è discusso a lungo: chi avrebbe potuto interpretarla davvero? La ricerca è durata mesi, tra casting e incontri. Poi è arrivata Carolina. Lei è stata, da subito, l’Adelina che tutti avevamo in mente. Da quel momento, tutto è diventato più semplice. Carolina ha portato una grande energia, ma soprattutto quella leggerezza necessaria per raccontare una vicenda dai risvolti anche drammatici. Quindi possiamo dire che Mrs. Playmen è un period… ma anche no. Ho cercato di far percepire al pubblico che stavano sì guardando una storia ambientata nel passato, ma con il gusto e il ritmo dell’oggi. Per questo ho voluto che non risultasse mai “vecchio” o polveroso, ma al contrario brillante, colorato, vivo. Scene e costumi raccontano un mondo elegante, ma anche trasgressivo, pieno di contrasti, classico e moderno, proprio come la realtà sociale di quegli anni. Dallo charme della Costa Azzurra alla miseria del Mandrione, dall’eleganza alla moda dell’attico di Adelina ai nightclub equivoci.
Con un trucco cinematografico, abbiamo collocato la grande redazione della rivista più audace dell’epoca, affacciata direttamente sul Cupolone, simbolo per eccellenza della cristianità e della tradizione. Una sfida visiva, ma anche ideologica. L’immagine è netta, spesso in forte controluce. Non un film degli anni ’70, ma una rappresentazione immaginaria di quel periodo, con codici precisi, però rivisitati con uno sguardo contemporaneo. Anche nella scelta delle musiche di repertorio ho seguito lo stesso approccio. Ho avuto davvero la possibilità di divertirmi, creando un mix tra brani meravigliosi del passato e, quando serviva, incursioni potenti nella musica di oggi. Un esempio: nella festa al Piper, all’inizio del primo episodio, la gente balla la storica Venus degli Shocking Blue (1970). Poco dopo, però, sale sul palco un gruppo ed esegue Love on the Brain di Rihanna (2016). All’inizio della lavorazione di Mrs. Playmen, ho pensato: “Forse non sarà completamente tutto vero, ma comunque sarà verosimile. Soprattutto, l’importante è che sia bello.”