FESTA DEL CINEMA DI ROMA 20 - NOI E LA
GRANDE AMBIZIONE di Andrea Segre
«
Elio, alias Enrico, farà un vero discorso... per me è molto importante che voi ascoltiate davvero quello che sta dicendo, e che pensiate a ciò che dice, va bene? Non preoccupatevi della telecamera».
Con queste parole si preparavano le comparse di una scena ricostruita, in cui Elio Germano interpreta Enrico Berlinguer nel film “
Berlinguer – La grande ambizione” di Andrea Segre. Con questo frammento si apre il documentario “Noi e la grande ambizione”, voluto dal regista per raccontare l’impatto che la pellicola ebbe sui più giovani al momento dell’uscita nelle sale. Diversi collettivi universitari colsero l’occasione per organizzare incontri, invitando cast e troupe.
La domanda, ricorrente, era semplice ma cruciale: come possiamo tornare a quell’impegno? Anche Elio Germano, da anni attivo nelle lotte dei lavoratori dello spettacolo (e non solo), ha partecipato al confronto, offrendo consigli e riflessioni. Dalle sue parole emerge che una risposta semplice non esiste. Ma ciò che conta, dice, è iniziare dal quotidiano: fare ciò che si può, dove si è.
Le chiacchierate negli auditorium e nei cinema non erano bastate: la sete di approfondimento ha spinto piccoli gruppi di interessati a proseguire il dibattito in un tour che ha toccato nove città italiane. Il cuore di questi meeting, però, non è stato solo il ricordo del compianto segretario del PCI, ma anche uno scambio di esperienze e riflessioni sulla situazione politica e sociale di oggi, e sulle possibili strade per cambiarla.
«Pensate a delle cose che sono anche legate alla vostra vita rispetto a quello che sta dicendo», proseguiva l'indicazione ai figuranti. Il cinema dovrebbe essere, prima di tutto, lo specchio del mondo che viviamo — e, dove possibile, la proiezione della realtà che vorremmo. Così è stato per il biopic di Segre, caso forse unico in Italia di manifesto intergenerazionale ideale e ideologico, a dispetto di chi si indigna per quest'ultimo termine.
“Noi e la grande ambizione” mostra anche il regista in prima linea, sempre pronto ad accogliere confidenze, domande e spiegazioni sul suo film, per poi ripartire subito verso una nuova tappa, un nuovo pubblico, una nuova storia condivisa. La verità più forte che emerge dal documentario è quella di un incontro. Non solo tra generazioni — comunque utile, se non fondamentale, per comprendere meglio il sistema-Paese in cui viviamo — ma tra individui che riscoprono l’importanza di uscire dalle bolle consumistiche e mediatiche, e di tornare a pensarsi parte di una collettività che partecipa e non delega la politica. Quel “Noi” suona allora giusto. E bello.
«La rapidità, la globalizzazione... sono tutte cose create dall'uomo... forse possiamo usare le nostre potenzialità per riprendere il controllo sul mondo», afferma una studentessa. Non è troppo tardi.
22/10/2025, 16:28
Alessandro Amato