ALICE NELLA CITTA' 23 - "Plutone": un ritratto di famiglia
Una foto non è un vero ritratto di famiglia: un nucleo famigliare si conosce davvero solo vivendolo dall’interno della loro dimora. A partire da questo presupposto, il regista "
Alessandro Padovan"i pone uno sguardo enigmatico e irrisolto sul lutto in una storia che parla nel contempo di crescita formativa e di morte.
Moralità e cinismo vanno a braccio nell’estetica del cinema italiano, soprattutto se incasellati nella storia di famiglia - che è la tipologia di script corale più efficace e riconoscibile per ogni spettatore, spesso “genere a parte” usato come specchio di una prospettiva sul mondo tutto. La crudeltà del destino e quella dell’autore spesso sono inseparabili. Siamo pur sempre tutti figli, nipoti o bisnipoti di una generazione cresciuta col Libro Cuore. Viviamo col peso di grandi mancanze e il timore di grandi punizioni, e questo si riflette negli spazi in cui viviamo e nel mondo che ci si crea attorno. "
Plutone" parla anche di questo, e lo fa lanciando il sasso e nascondendo la mano, depistando lo spettatore con le svolte misteriose dell’intreccio. Il cortometraggio di Padovani è accompagnato da un sound design violento e inquietante, che caratterizza con crescente morbosità una casa dei ricordi infestata dall’assenza, scenografia del film e sua ragione d’essere più di qualsiasi personaggio morto o vivo. La casa è morta in primis, e quello sembra il punto del discorso.
Gli attori bambini sono più convincenti di quelli adulti, ma è nella tristezza dei genitori che risiede il nucleo della desolazione (borghese ma) genuina alla base di questa messa in discussione della morte filtrata dal bildungsroman (ovvero: dalla prosa, dallo sguardo del bambino). Per chi ha vissuto qualcosa di simile, tuttavia, può essere più simile a un film dell’orrore.
19/10/2025, 16:51
Nicola Settis