FESTA DEL CINEMA DI ROMA 20 - SCIATUNOSTRO di Leandro Picarella
Un’estate che si affaccia sull’adolescenza, con le prime prove per diventare adulti e la vita che insegna a fare i conti con il tempo che passa: è questo il momento al centro di
Sciatunostro, sorprendente opera cinematografica dell’agrigentino
Leandro Picarella, già autore di Segnali di vita e Divinazioni.
A settembre Ettore dovrà lasciare l’isola di Linosa e andare “in città”, ad Agrigento, per iniziare una nuova scuola. Come affrontare, allora, questa “ultima” estate? Nonostante la prospettiva del ritorno proiettata sull’anno successivo, la sensazione che qualcosa si è concluso lo investe non appena i genitori gli comunicano la decisione. E in fondo la stessa percezione è condivisa anche da Giovannino, il suo migliore (unico?) amico, paralizzato dall’idea di ritrovarsi solo e che la partenza di Ettore rappresenti la “fine dei giochi”, in un senso drammaticamente più metaforico che letterale.
Picarella segue con sguardo documentaristico un’amicizia sull’orlo della cristallizzazione: il suo è uno sguardo limpido, asciutto come quello dei suoi protagonisti, che non sanno come commuoversi ma che sentono il bisogno di urlare i loro nomi e i loro desideri al vento (“L’estate è bellissima! Troppo bella! Non finisce mai! Ettore non se ne va più!”: che scena magnifica!) e si addormentano abbracciati perdendo il senso del tempo. E proprio nel solco di questa perdita, nel desiderio inconscio (oppure no) di fermare l’inarrestabile scorrere del tempo, s’inserisce nel discorso registico di Picarella un dialogo, intrinseco alle immagini, tra presente e passato, grazie all’incontro di Giovannino con Pino, silenzioso custode della memoria storica dell’isola che ha passato la vita a filmare volti, paesaggi, quotidianità degli abitanti di Linosa.
Picarella usa diversi formati e tecnologie (dal 4:3 al 16:9, dall’analogico al digitale), mette in relazione inquadrature, crea continui rimandi tra le immagini di oggi e quelle di ieri filmate da Pino, riflette sul senso del tempo attraverso l’immagine. Sciatunostro sorprende per la sua capacità di cogliere e narrare temi al contempo particolari e universali (la rovina di un’isola a causa del turismo e della pesca intensiva, il coraggio di lasciare casa, la stagionalità della vita di certe piccole comunità) con un’attenzione estrema ad ogni elemento del discorso filmico: se il montaggio affidato a Chiara Dainese è parte integrante della narrazione, l’ottima fotografia di Andrea José di Pasquale con la color di Yuri Santurri fa emergere il potenziale emotivo da ogni inquadratura, mentre la colonna sonora passa da musiche composte ed eseguite dal regista a due brani che meglio non potrebbero sottolineare i sentimenti su cui si costruisce la tensione sentimentale e narrativa del film, ovvero Playa di Francesco Bianconi/Baby K e, naturalmente, Il tempo non torna più di Fiorella Mannoia.
Meritano una menzione anche i due protagonisti, Ettore Pesaresi e Giovanni Cardamone (nel film non ci sono attori professionisti, solo abitanti dell’isola che hanno aderito con entusiasmo al progetto), che nel loro inquieto vagabondare tra biciclettate, pesca ed esplorazioni di edifici abbandonati ci conducono per mano nei meravigliosi paesaggi di Linosa, sotto e sopra la superficie del mare.
Sciatunostro è un’opera magica che ci avvolge con il senso del tempo anche a livello naturalistico e sociologico (il ciclo delle nascite degli uccelli, il rinnovarsi delle tradizioni locali), riuscendo a restituire allo spettatore – coinvolgendolo in un ritmo volutamente lento, perché proprio della languidezza estiva – il vero sciatu (“respiro”) di un’isola, di una comunità e di un’amicizia.
19/10/2025, 18:00
Alessandro Guatti