ALICE NELLA CITTÀ 23 - Presentata la nuova edizione
Si svolgerà a Roma dal 15 al 26 ottobre 2025, parallelamente alla Festa del Cinema di Roma, la XXIII edizione del festival
Alice nella città diretto da Fabia Bettini e Gianluca Giannelli e organizzato dall’Associazione Culturale PlayTown Roma, con il sostegno della Direzione Generale Cinema del MiC, Roma Capitale, Regione Lazio, Camera di Commercio di Roma, Municipio Roma I, in collaborazione con la Fondazione Cinema per Roma, Fondazione Musica per Roma.
Dopo il successo della passata edizione,
UNBOX | SHORT FILM DAYS entra nel programma ufficiale del MIA | Mercato Internazionale Audiovisivo che rappresenta uno dei principali snodi dell’industria audiovisiva internazionale. Un salto che grazie al sostegno della Camera di Commercio di Roma, di SIAE - Società Italiana degli Autori ed Editori e di Rai Cinema, ne rafforza la vocazione come momento decisivo di crescita e incubatore di idee per il cinema breve e l’audiovisivo. Il 6 ottobre, nel corso della conferenza stampa di presentazione del MIA | Mercato Internazionale Audiovisivo, verranno annunciati i progetti 2025 selezionati per le categorie UNBOX | Pitch (6 progetti) e Academy (4 progetti) in collaborazione con l’Accademia del Cinema Italiano - Premi David di Donatello, per offrire ai registi emergenti di cortometraggi che aspirano a realizzare il proprio esordio per il cinema e la serialità.
Da sempre attenta ai temi legati alle giovani generazioni e al cinema nuovo, Alice nella città presenta un programma di anteprime assolute, esordi alla regia e conferme originali: 11 le opere del Concorso e 6 i film Fuori Concorso a cui si aggiungono, nel programma Panorama Italia, 6 film che concorrono al Premio del Pubblico, 3 Proiezioni Speciali e 3 Serie Tv. Due sono le co-produzioni con la Festa del Cinema, un Evento Speciale (film di chiusura) e la selezione Sintonie, linea di programma pensata in collaborazione con la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e che accoglie 5 film presentati quest’anno in Concorso, nella sezione Orizzonti e in Biennale College. In programma anche 5 restauri e 43 cortometraggi (10 in Concorso internazionale, 10 in Concorso Panorama Italia, 8 proiezioni Panorama Italia Fuori Concorso, 7 proiezioni della sezione Academy, 7 Proiezioni Speciali) scelti insieme a Christian De Schutter e Vanessa Tonnini, che da quest’anno entra nel comitato di selezione di Onde Corte le cui proiezioni si terranno, come da tradizione, all’Auditorium della Conciliazione.
Gli 11 film del Concorso sono espressione vivace di territori del mondo troppo spesso dimenticati che dell’infanzia sanno cogliere il potere della ribellione e la capacità di mettere in evidenza il buio delle relazioni con il mondo adulto e le difficoltà del vivere insieme. Sono bambini che non si chiamano fuori davanti ai grandi cambiamenti; sono in grado di sovvertire opinioni, creare discussioni e porre domande. Tutte cose messe in elenco con nitidezza nell’opera prima di Hasan Hadi, vincitore della Caméra d’Or per il miglior debutto al Festival di Cannes 2025: THE PRESIDENT’S CAKE (già candidato iracheno all’Oscar 2026 per il miglior film straniero), un film che vive nei ricordi d’infanzia del suo regista. In un villaggio tra le paludi della Mesopotamia, nell’Iraq degli anni 90, durante il regime autoritario di Saddam Hussein, dove le persone soffrivano la fame a causa delle sanzioni statunitensi di quegli anni. Lamia (Baneen Ahmed Nayyef) parte con sua nonna (Waheeda Thabet Khreiba) alla ricerca dello zucchero, ma durante il viaggio scopre una dura verità. Con l’aiuto di Saaed (Sajad Mohamad Qasem) fuggono dallo sguardo predatorio degli adulti e imparano a resistere con la determinazione e l’inventiva della loro età. Così la ricerca degli ingredienti di una torta diventa lo spunto per raccontare nel profondo il collasso morale e di civiltà di un Paese, attraverso il potere immenso che ha lo sguardo imprendibile dei bambini.
Gli fa eco il prezioso e toccante debutto di Akinola Davies Jr., dove la ricerca dei legami familiari si confonde con un desiderio profondo di libertà nella capitale nigeriana Lagos, scossa da tremendi disordini politici nel 1993. MY FATHER’S SHADOW – premiato con la Menzione speciale Camera d’Or – merita di stare accanto ai classici. Esplora la fragile mascolinità della società del gigante d’Africa, attraverso gli occhi di un padre e dei suoi due figli. Ma la regia di Akinola, che firma la sceneggiatura insieme al fratello Wale Davies, è interessata a ciò che si rivela: al cambiamento, all’evoluzione, piuttosto che all’apparente incomunicabilità padre-figlio. In questa prospettiva, gli esordi di Hadi e di Davies Jr. sono due storie di altissima letteratura cinematografica sull’infanzia. Due favole luminose scritte con la penna di un bambino, che dei protagonisti ne colgono la libertà, la dolcezza e gli spiragli di speranza.
Anche Vojtěch Strakatý (After Party) sceglie, per il suo secondo lungometraggio, un delicato studio dell’infanzia che cattura il senso di sorellanza, d’incertezza ed emancipazione che talvolta circonda l’esperienza della crescita. Le sue ragazze cinematografiche hanno un mistero dentro di sé. Nella fragile ricerca della felicità, manifestano il desiderio di una dimensione altra: un mondo diverso, misterioso e semi-sognato, in cui stare. L’unica cosa che sappiamo per certo di THE OTHER SIDE OF SUMMER è che l’altro lato dell’estate si rivelerà misterioso, pieno di emozioni e di incognite. Esattamente come dovrebbe essere ogni infanzia e ogni estate.
C’è anche lo sguardo della pubertà, che non esclude dalla curiosità e dall’esplorazione nessun aspetto del mondo che li accoglie. SUNDAYS ci presenta Ainara, una ragazza diciassettenne idealista e brillante che deve decidere quale corso di laurea intraprendere. O almeno, questo è ciò che la sua famiglia spera. Tuttavia, la giovane rivela di sentirsi sempre più vicina a Dio ed è pronta ad abbracciare la vita di suora di clausura. Il nuovo film di Alauda Ruiz de Azúa (Premio Goya come miglior regista per Cinco Lobitos) ci mette davanti alla domanda: ha senso la vita contemplativa in questo mondo? Le persone che scelgono questo tipo di vita fuggono o hanno paura del mondo?
Ci sono però soprattutto storie da guardare con occhi spalancati.
Come AMÉLIE ET LA MÉTAPHYSIQUE DES TUBES, il primo lavoro collettivo di Liane-Cho Han e Maïlys Vallade, tratto dal romanzo della scrittrice belga Amélie Nothomb (edito da Voland), che disegna la mappa dei primissimi anni di vita di una bambina. Mettere in scena l’infanzia con un film d’animazione come questo significa raccontare i passaggi fondamentali dell’esistenza e l’immaginario poetico delle piccole e grandi scoperte quotidiane. Come fosse una palestra che ti addestra alla vita: mette alla prova le emozioni, esercita i sentimenti. Mostra le orme, ti dice dove andare e come procedere. Come a dire: l’infanzia è libera di cercare e inventare soluzioni.
Una cura delle piccole cose che scava e suscita sentimenti profondi si rintraccia anche nell’opera seconda dello sceneggiatore e regista Max Walker-Silverman. REBUILDING è una storia di ripartenza e di rinascita umana. Il film, attraverso la figura di Dusty (Josh O’Connor), un cowboy che ha perso tutto in un devastante incendio, vuole essere un inno alla resistenza e al recupero dello spirito e dei valori delle cose semplici della vita: la convivialità, la famiglia e soprattutto l’amore per una figlia.
Lo stesso spirito resiliente che segna il sorprendente DANCE OF THE LIVING (LA LUCHA), opera seconda del regista spagnolo José Alayón, che porta con sé il mistero ancestrale che tiene unite le famiglie. Sull’isola arida di Fuerteventura, Miguel e sua figlia Mariana cercano di andare avanti dopo una perdita che li ha gettati entrambi alla deriva. Solo nel rito del wrestling delle Canarie trovano rifugio per un dialogo. Un rituale che li definisce e li confina in una lotta fisica ed emotiva per superare il proprio dolore.
Uno spunto ideale su cui anche la regista Lucía Aleñar Iglesias fa affidamento per il suo debutto cinematografico. FORASTERA, un film sulla memoria e sugli strani echi che vivono dentro di noi. Parla dell’assenza senza eufemismi, senza inganni consolatori. Parla del dolore e del lutto per quello che sono realmente. Ne viene fuori un’esperienza narrativa di notevole intensità emotiva sulla consapevolezza della perdita e sulla capacità, davvero rara, di lasciare andare.
Ancora una volta l’osservazione delle piccole vicende del quotidiano offre un cambio di prospettiva, foriero di sconfinamenti e quindi di pensiero. L’acquisto di un computer portatile di seconda mano, con i soldi guadagnati vendendo i capelli della propria figlia, è l’immagine intorno alla quale è stato concepito il debutto del regista iraniano Hesam Farahmand. MY DAUGHTER’S HAIR (RAHA) è un potente dramma sociale che alterna alla rassegnazione la forza d’animo di un padre (interpretato da Shahab Husseini, noto per le sue memorabili interpretazioni nei film di Asghar Farhadi, e dal talento emergente del cinema iraniano Zoha Esmaeili), che si confronta con un evento molto semplice che minaccia di frantumare la storia della loro vita, costringendolo a lottare per ciò che conta davvero.
La stessa lotta che, nell’opera prima di Siyou Tan, ci aiuta a esplorare la fragilità delle libertà individuali. AMOEBA è una profonda riflessione sulle sfide adolescenziali alle costrizioni e alle convenzioni sociali. Per un gruppo di ragazze di Singapore il gesto apparentemente innocente di masticare una gomma diventa un atto di ribellione e di liberazione per stabilire la propria identità. È il loro modo di farsi posto in un mondo apparentemente multiculturale, fatto di simboli sottili e di regole severe che vengono diligentemente seguite dalla popolazione conformista.
ANEMONE è il debutto alla regia di Ronan Day-Lewis, che per il suo primo film decide di esplorare i complessi e profondi legami che esistono tra fratelli, padri e figli. Prendendo il titolo dal nome di un fiore delicato i cui petali si chiudono all’arrivo della tempesta, ANEMONE affronta un dramma familiare fatto di solitudini e di lontananze, di speranze e di riscatto che lo rendono una storia struggente e di grande attualità. Ma il 'tesoro' di questo film non è solo la prima apparizione sullo schermo, dopo otto anni, del padre Daniel (Daniel Day-Lewis), o del cast di grandi attori (Sean Bean, Samuel Bottomley, Samantha Morton) ma sta nel talento di tenere insieme tanti fili narrativi, che talvolta deviano in un territorio visionario e iperrealista che spalanca porte e che rivela lo sguardo libero, iridescente e selvatico di un nuovo autore.
24/09/2025, 14:30