Note di regia di "La Casa di Barbi"
L’intenzione del cortometraggio “
La Casa di Barbi” è quella di raccontare la perdita della purezza, propria dell’età infantile, con la scoperta della sessualità.
Nella regia è presente, sin da subito, una scelta forte e netta, ovvero quella di non inquadrare il volto dei due adulti in scena, che interpretano i nonni. Gli adulti, che hanno rinunciato alla purezza, sono ripresi in un totale sino al collo, come a suggerire che, anche se inquadrati, sarebbero incomprensibili, perché viziati e quindi per questo con la testa mozzata. I bambini, invece, puri e incontaminati, sono inquadrati in primissimi piani.
Per tutto il cortometraggio la macchina da presa è posta all’altezza dei bambini, come a sostituire un loro sguardo. Il punto di vista dei bambini diventa così, il punto di vista del pubblico. La storia è ambientata tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000, durante un’afosa estate al sud della Puglia.
Nella narrazione sono seminati, nella terra rossastra, simboli propri della cultura cristiana del territorio: come l’albero di fico, emblema della luce, della conoscenza, della fertilità e della fecondità; e come la presenza e l’uccisione della gallina, che rappresenta l’archetipo naturale della madre.
Inoltre, l’uccisione della gallina, nello specifico territorio in cui è ambientata la storia: Francavilla Fontana, è un sacrificio tutt’ora praticato, nel mese di agosto, come augurio di fertilità e di buon raccolto. È il sacrificio in nome della Madonna della Fontana, santa protettrice del Paese, festeggiata ogni 14 Settembre.
Il film vuole far riflettere sulle dinamiche intrinseche di una società, in questo caso di una piccola comunità, viziata da un forte retaggio cattolico e viziata da forti dinamiche di patriarcato, di cui le stesse donne da vittime, ne diventino carnefici e di come sin da piccoli sin viene educati ad una forma di gerarchia, dettata dal sesso e dall’età.
Il film vuole riflettere sul tema dell’abuso, non ponendo soluzioni, ma piuttosto cercando di sollecitare domande: è effettivamente un abuso? Chi ha la capacità di considerarlo tale?
Gaia Bencivenga