Note di regia di "Il Mostro"
L’orrore. Avvicinarsi alla storia del Mostro di Firenze non è semplicemente un lavoro di ricerca, di scrittura, di messa in scena: è un confronto diretto con l’orrore. Scegliere di raccontare questa storia significa decidere di calarsi in un territorio dove il male non ha più maschere e, nel tentativo di rappresentarlo, ti rendi conto che le parole, le immagini, rischiano di ferire, di tradire, di aggiungere altro dolore a quello già inflitto. Ogni dettaglio, ogni ricostruzione, ogni dialogo immaginato pesa come il piombo. La sensazione perenne che ci sia sempre qualcosa che ci sfugge. Avverti il pericolo dello scivolamento verso la morbosità che rischia di trasformare il dolore in intrattenimento e, all’opposto, la tentazione di attenuare l’orrore per renderlo più accettabile. Ma l’orrore, per essere davvero raccontato, va attraversato. Non aggirato. Perché raccontare con onestà, con rispetto, con rigore deve ancora avere un senso. Forse non per risolvere, non per capire, ma per ricordare. Un modo per restare accanto a chi è rimasto lì, per sempre nella notte, e dire: non siete stati dimenticati.
Stefano Sollima