L'ARCA - Ventata d’aria fresca nel cinema italiano
E’ un film dedicato ad un pubblico giovane, interpretato da giovani, firmato da un regista giovane,
L’arca, di Giorgio Caporali.
Nel seguire le vicende di Martin (Francesco Venerando), Ryan (Malich Cissé) e Beatrice (Sabrina Martina), si è proiettati nelle vicende di un’insolita combriccola: il minorenne immigrato africano che (caso raro) vuole a tutti costi tornare nella sua Africa; l’estroverso e imprevedibile animatore del gruppo; la brava ragazza di buona famiglia, attratta dalla possibilità di una vita fuori dagli schemi.
I tre si concentrano sull’obiettivo del primo e si impegnano, tutti insieme, nella costruzione di “un’arca”, un’imbarcazione che possa riportare Ryan nella sua terra natale. Quello che a prima vista sembra un film che si rifà ad alcune scontate citazioni, si rivela invece essere originale, un’opera prima di qualità.
Martin, con i suoi capelli dread (biondi), ricorda il Tommaso Paladini (alias Marco Cocci) di
Ovosodo: il classico ragazzo benestante che vive in una casa con la piscina ma si diverte, con snobismo, a fare il buffone e a vivere come un poveraccio. Ma non è così. Sarà infatti proprio il suo personaggio, ben più profondo del previsto, a sorprendere i suoi amici – e il pubblico – con la sua storia. Il filo conduttore del film è il grande valore dell’amicizia, che supera i confini, le differenze sociali, i grandi problemi esistenziali: la vita e la morte.
Un tema molto caro proprio ad un pubblico giovane, che nel confronto con i coetanei (anche sul grande schermo), cerca e ritrova sé stesso. Un’amicizia che si salda indissolubilmente, nonostante le profonde differenze che esistono tra loro. I protagonisti sono, ognuno a proprio modo, tre “diversi”: Giorgio Caporali li racconta con freschezza, senza mai cadere nello stereotipo e schivando, anche in questo caso, un’ampia gamma di citazioni possibili sul tema, dimostrando che la generazione alla quale appartiene, la “generazione Z”, ha realmente elaborato e introiettato il significato della parola inclusione (al contrario di chi, per differenza anagrafica e di mentalità, esibisce forzatamente narrazioni politicamente corrette).
In questo senso Caporali porta una ventata d’aria fresca nel cinema italiano, senza sconvolgerne i codici e i linguaggi, semplicemente mettendo in scena le istanze del suo tempo e del suo mondo. Il che dà più di una speranza per il futuro del cinema italiano.
30/07/2025, 12:00
Elisabetta Vagaggini