AMBRA TONINI - "Ascoltare, scrivere, filmare"
La piattaforma di streaming
Streeen.org propone
una rassegna esclusiva dedicata ad Ambra Tonini, composta da un documentario ("Das Rad - Viaggio di una bicicletta") e tre opere di videoarte ("Soffio", "Gli occhi di Bianca" e "Una geometria fragile"). Tonini da anni vive e lavora a Parigi, dove dal 2014 ha studiato dapprima fotografia per poi avvicinarsi alla regia e al montaggio video.
Che effetto fa vedere il proprio lavoro in gran parte riassunto in una rassegna?
Mi ha fatto molto piacere vedere la pagina su Streeen! Questa rassegna mi ha anche permesso di riguardare cose mie che da tempo non vedevo e capirne le connessioni. Inotlre, i progetti più piccoli avevano avuto percorsi più da museo, più indipendenti, molti non li avevano visti anche tra coloro che avevano lavorato e aiutato nella loro realizzazione.
Tutto parte dal tuo ultimo lavoro, "Das Rad", che ha vinto al Torino Underground Cinefest come premio la presenza sulla piattaforma.
Un lavoro importante per me, ci ho messo quasi dieci anni a finirlo, è molto più costruito, è stata una fatica diversa.
Questo progetto ora mi sta dando tante soddisfazioni, se penso poi che è nato davvero da zero... L'ho proposto qui in Francia e ho trovato una produttrice che si è innamorata del progetto e ha trovato bandi e sovvenzioni per realizzarlo. Ora sto girando festival, in Italia dovrò tornare a settembre tra Torino e Caorle, mentre qui in Francia sta per essere diffuso in tv.
Parlaci un po' di questo progetto. La storia di una famiglia, di una bicicletta, di una fuga a piedi da un campo di concentramento...
Nasce tutto in un paesino piccolo, da persone sconosciute... Ammetto che nel tempo mi sarò arresa almeno dieci volte, una volta anche per un anno! Gli altri progetti che sono presenti nella rassegna li ho realizzati nel mentre, anche per creare cose che avessero un inizio e una fine, questo sembrava non finire mai.
Ci sono state difficoltà produttive e personali, abbiamo dovuto partecipare a mille bandi, poi il Covid ha bloccato il progetto subito dopo che avevamo vinto un bel bando... poi nel 2020 mio padre è morto, e con lui pensavo morisse anche il progetto. Dalla mia famiglia poi è arrivata la spinta a tornare al lavoro, mi dicevano che sarebbe stato bello veder finito il progetto che stavo facendo. Trovare una chiusura e mandare come un messaggio nella bottiglia è stato davvero importante per me.
Che rapporti vedi tra i tuoi diversi lavori da regista?
Faccio tutto da sola di solito, le videoinstallazioni sono più libere e più facili per me da pensare e realizzare.
Ora ad esempio lavoro a un nuovo progetto con la stessa casa di produzione, ho voglia di fare una cosa più grande e ricca. Potessi scegliere in futuro farei entrambi, hanno tempistiche diverse: ho trovato la maniera per fare entrambe le cose, sono partita da piccola installazione che poi farà parte del tutto, al centro ci sono cinque oggetti che raccontano una storia. Il problema potrebbe poi esserci in montaggio, ma nulla mi spaventa dopo aver assemblato i dieci anni di riprese di "Das Rad"!
Spesso nei miei lavori c'è una voice over in prima persona che crea un rapporto con il pubblico: scrivere monologhi mi piace, ho iniziato da studente con il teatro, ora mi sto spingendo verso il dialogo, vorrei spingermi fuori da comfort zone!
Mi piace molto scrivere dopo aver ascoltato, mettere insieme parole attraverso i racconti degli altri.
Tu insegni cinematografia a Parigi: che rapporto ha con la tua carriera da regista?
Mi occupo sia della parte pratica sia di quella teorica, c'è tanta influenza reciproca tra insegnamento e regia, ogni anno finisco la scuola imparando qualcosa, credo che smetterò solo quando questo non succederà più. Ma non faccio vedere loro i miei lavori, però li vedono, li cercano ed è sempre una bella sorpresa quando questo accade.
24/07/2025, 16:32
Carlo Griseri