TOSCANA FILMMAKERS FESTIVAL 10 - "C’è da Comprare
il Latte": la metafisica di Benvenuti
La trama è semplice e lineare. Alfredo (
Roberto Abbiati) passa le sue lente giornate a setacciare in lungo e in largo la costa con il suo vecchio metal detector, finché arriva Carlo (
Alessandro Benvenuti), che condivide con lui la stessa ricerca di oggetti sotto terra. In un duello quasi western, metafisico e stonato si innesca un grottesco duello in cui i due non ricercano soltanto vecchi pezzi di ferro, ma anche qualcosa di molto cupo e segreto del loro passato. Siamo nella vicenda di "
C’è da Comprare il Latte", sorprendente e ben riuscito cortometraggio di
Pierfrancesco Bigazzi, girato sulle rive dell’Isola dell’Amore sul Delta del Po, in Emilia Romagna.
Ottime le location e azzeccatissimi i due protagonisti; un Abbiati che sembra un Antonio Ligabue perso nei paesaggi della Bassa e un Alessandro Benvenuti che pare un Ivo il Tardivo riletto dallo sguardo distorto di Roman Polański. La scelta della fotografia in bianco e nero, rende tutto il corto rarefatto e secco. Interessante il lavoro sui dettagli e sui primi piani. Una sola battuta pronunciata da Benvenuti: “
C’è da Comprare il Latte”, lascia il corto in sospeso. Poi quell’ultima inquadratura in interni, con il frigo pieno di cartoni di latte. Non ci sono né buoni né cattivi in questa strana pantomima cinematografica, tutto rimane sospeso, anche dopo aver guardato in quella diapositiva, residuo di un tempo che è stato, lontano ed intoccabile come certi rapporti difficili. Forse i due sono fratelli? Amici? Lasciamo alla fantasia dello spettatore l’interpretazione. "
C’è da Comprare il Latte" è un buon corto perché non racconta troppo, ma accenna, sussurra, usando uno stile elegante e raffinato, non verbale.
Qualcosa ci rivela il regista nelle note di regia e allora capiamo da cosa scaturisce questa idea cinematografica: “
Il corto nasce dall’urgenza di raccontare un tema che ho vissuto in prima persona, nei quattro anni in cui abitavo insieme a mia nonna novantaquattrenne, che soffriva di Alzheimer, i suoi ricordi svanivano, come foglie al vento. Una storia di amore, un amore universale, e l’ho raccontata proprio così, con delicatezza, lavorando su l’interpretazione “realistica” e “semplice”. Documentare lo sforzo e la tenacia di una persona che lotta giorno per giorno per salvarne un’altra. Vera e propria essenza dell’altruismo. Una storia sulla resistenza umana”.
19/06/2025, 23:00