MANI NUDE - Tra action e redenzione, quando
il destino bussa di nuovo alla tua porta
Ci sono molte citazioni e autocitazioni nel film di
Mauro Mancini, “"
Mani Nude"”, ispirato all’omonimo libro di
Paola Barbato, nelle sale italiane dal 5 giugno 2025.
Siamo in una discoteca di una non meglio precisata città italiana, quando Davide, un ragazzo biondo e dall’aspetto gentile viene rapito, buttato dentro il rimorchio di un camion, all’interno del quale dovrà affrontare, al buio, un combattimento all’ultimo sangue. Il ragazzo avrà la meglio, ma finirà in un losco giro di combattimenti e scommesse clandestine. Vivrà da recluso, trattato come un cane da ring, in una località isolata, senza sapere il motivo di ciò che gli sta accadendo. E’ solo un caso se si trova lì, oppure è il suo destino che torna a bussare alla sua porta e a presentargli il conto? E’ su questa tematica che si incardina il film “
Mani Nude”, già esplorata da Mancini nel film “
Non Odiare”: quella della nemesi, del senso di colpa e dell’espiazione dei propri peccati, inconfessati. Così come torna ad essere protagonista della sua opera
Alessandro Gassman, che interpreta il personaggio di Minuto, maturo e inflessibile addestratore di combattimenti clandestini, mortali. Il giovane protagonista (il bravo
Francesco Gheghi) dovrà affrontare lotte sanguinose e cruente, a mani nude, per sperare di sopravvivere, nel girone infernale del quale è diventato prigioniero. Nella messa in scena di questo plot,
il film surfa tra originalità e citazioni da altri film. Ad esempio da “
Holdboy”, del coreano Park Chan-wook (il tema dell’uomo rapito e tenuto prigioniero in una stanza, senza che questo ne sappia il motivo); “
Fight Club” di David Fincher (con il suo mondo di combattimenti clandestini); “
Papillon” di Shaffner (con la fuga rocambolesca dei detenuti, tradita da delle religiose; in questo caso a tradire è un sacerdote); "
Django Unchained", di Tarantino, che mostra i combattimenti cruenti, anche questi a mani nude, tra i mandingo della fattoria del tenutario schiavista, oggetto anche questi di scommesse.
La mano registica è buona, la fotografia e le luci che contrassegnano le ambientazioni anche, con colori psichedelici alternati ai chiaro-scuri inquietanti, in un film dai toni dark. Ma i meccanismi semplicistici e gli schematismi aritmetici su ciò che si è commesso e ciò che si è diventati, sul complesso di colpa, le sincronie geometriche sulle malefatte commesse e le conseguenti reazioni, non fanno decollare il film. La parte più interessante, apprezzabile soprattutto dagli amanti del genere, sembra essere proprio quella centrale, la più cruenta, quella dei combattimenti, non ammantata da buoni sentimenti o da introspezioni troppo complesse e sottili per essere trattate in un action-thriller dai toni noir; quando i duri e puri rimangono tali, prima della “decostruzione” dei personaggi, a favore di analisi psicologiche dostoevskiane.
05/06/2025, 16:48
Elisabetta Vagaggini