APIC - "Il MIC abbandona il cortometraggio"
La crisi che sta travolgendo l’intera industria cinematografica italiana non risparmia nessuno, ma colpisce con particolare ferocia il comparto più fragile e al contempo più innovativo: il cortometraggio. A denunciarlo è l’
APIC – Associazione Produttori Indipendenti Cortometraggio, che lancia un grido d’allarme di fronte all’ennesimo segnale inequivocabile: il Ministero della Cultura ha deciso, in modo non dichiarato ma sistematico, di cancellare il cortometraggio dalle politiche di sostegno pubblico del settore audiovisivo.
“Il MIC non ci sta solo ignorando. Ci sta dicendo che il cortometraggio non ha più diritto di esistere all’interno di un ecosistema audiovisivo sostenuto con fondi pubblici”, dichiara Alessandro Costantini, presidente di APIC. “La misura è colma. Da tempo denunciamo un progressivo smantellamento delle tutele per il nostro formato, ma l’ultimo decreto sulle esclusioni dal Tax Credit è l’ennesimo colpo mortale”.
Il decreto prevede che un cortometraggio debba realizzare almeno 30 proiezioni in 4 sale cinematografiche diverse per poter accedere al Tax Credit. Una soglia che, nel panorama attuale della distribuzione, è irrealistica: “È un modo elegante per dire: il Tax Credit non è per voi. Ma qualcuno al MIC si è almeno preso la briga di verificare se i cortometraggi vengano effettivamente richiesti dalle sale? Sembra proprio di no”, incalza Costantini.
Ma il Tax Credit è solo la punta dell’iceberg. Il cortometraggio è sistematicamente escluso da tutti gli strumenti principali di sostegno al settore:
Non è previsto nei Contributi Selettivi per le Coproduzioni Minoritarie;
Non è considerato nelle missioni istituzionali all’estero, dove il cinema italiano si presenta senza i suoi giovani autori e i suoi linguaggi più innovativi;
Non rientra nelle logiche del progetto "Cinema Revolution", che punta al rilancio del pubblico in sala ma ignora il formato breve come leva culturale e industriale.
“Non siamo mai stati convocati a un tavolo tecnico per discutere dei problemi strutturali che affliggono il nostro comparto. Eppure rappresentiamo decine di produzioni indipendenti, 87 per l'esattezza, che operano sul territorio, che danno lavoro, che scoprono nuovi talenti, che portano l’Italia nei festival internazionali”, continua Costantini. “Si parla tanto di sostenibilità, di innovazione, di inclusione generazionale. Ma tutto questo, nel nostro caso, si traduce solo in esclusione.”
Il cortometraggio è un formato artistico e industriale. E non è solo una palestra per le nuove generazioni, è territorio di sperimentazione linguistica, ed elemento fondamentale dell’export culturale italiano. Trattarlo come un fastidio burocratico è miope e dannoso, non solo per chi lo produce, ma per l’intera industria cinematografica italiana.
APIC lancia un appello urgente al MIC: riaprire subito un dialogo strutturato con i rappresentanti del settore e ricalibrare le politiche pubbliche affinché il cortometraggio abbia lo spazio e le risorse che merita. Non è più tempo di silenzi: è il momento della responsabilità.
03/06/2025, 17:51