Note di regia de "La Poesia delle Materie Scartate"
Questo documentario si configura come un’esplorazione approfondita dell’esperienza artistica e umana di Riccardo Dalisi, che supera i confini tradizionali del design e dell’architettura. Il mio intento è narrare non solo l’opera di uno dei protagonisti della cosiddetta “architettura radicale” degli anni Settanta, ma soprattutto indagare la sua dimensione sociale, la poetica che permea il suo lavoro e il suo rapporto profondo con realtà marginali quali il Rione Traiano e le comunità artigiane di Rua Catalana.
Dalisi non si limita al ruolo di architetto e designer, cofondatore con Sottsass, Mendini e Branzi dell’esperienza di Global Tools, ma emerge come una figura capace di attraversare territori liminali, restituendo voce e dignità a soggetti socialmente invisibili. Le sue opere si configurano come spazi di passaggio e di negoziazione, gesti creativi intrinsecamente politici, in quanto destinati agli “invisibili” e alle comunità marginali cui ha dedicato gran parte della sua ricerca.
Il film si avvale di un ricco patrimonio di materiali d’archivio, tra cui spiccano le riprese originali che documentano l’azione artistico-sociale di Dalisi nel Rione Traiano. Questi filmati d’epoca offrono una testimonianza diretta e vivida delle pratiche creative e del rapporto con le comunità marginali, rappresentando un fondamentale punto di accesso alla comprensione della dimensione collettiva e partecipativa del suo lavoro. Inoltre, sono incluse interviste storiche allo stesso Dalisi, che restituiscono la complessità e la forza del suo pensiero.
Accanto a queste fonti primarie, ho voluto inserire testimonianze di collaboratori, amici, familiari e rappresentanti delle comunità con cui ha operato. Queste interviste sono fondamentali per delineare l’uomo al di là della sua figura artistica, mettendo in luce come la sua poetica sia radicata in un vissuto fatto di incontri, scambi e condivisioni.
Il documentario evidenzia la capacità di Dalisi di muoversi quale viaggiatore tra spazi e tempi eterogenei, attraverso gesti anarchici e creativi che costruiscono una cartografia personale e non convenzionale. La narrazione intende far emergere quel “punctum” concettualizzato da Barthes, quel dettaglio apparentemente marginale ma decisivo che custodisce il nucleo emotivo di ogni immagine e che riconduce al significato profondo dell’esperienza artistica e umana rappresentata.
Con questo lavoro desidero restituire la complessità di una figura che, mediante la sua arte e il suo impegno sociale, ha tracciato un percorso di resistenza, umanità e speranza. Un viaggio che si estende oltre “Dalisiland” e oltre la mera dimensione del design, per approdare a una riflessione sulla condizione umana nella sua dimensione più intima e condivisa.
Manuel Canelles