L'ALGORITMO DELLA FELICITA' - Disavventure e
divertimento durante un festival del cinema
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L'Algoritmo della Felicità", quarto lungometraggio da regista dell'attore/sceneggiatore Brando Improta, in sala dal 12 giugno 2025 grazie a Nano Film, è una commedia cinefila sull'organizzazione artistica caotica dei festival del film, che uniscono e dividono gli appassionati tra mestieri precari che non vogliono fare e infiniti problemi di comunicazione.
Ispirato probabilmente alla satira "dall'interno" della sit-com Boris (citata nel glorioso urlo «Viva la merda») oltre che da una conoscenza (spassionata?) delle organizzazioni e disorganizzazioni dei festival del cinema, L'algoritmo della felicità immagina il Baia Domizia Film Festival, un piccolo concorso di film alla prima edizione, con tutte le difficoltà e gli imbarazzi del caso. Tra la galleria di personaggi figurano l'organizzatrice artistica del festival sempre sull'orlo dello sclero, l'attrice troppo gentile che non può che nascondere qualcosa, il direttore fissato con le logiche algoritmiche e il marketing e pronto a essere corrotto, i tirocinanti zerbino, il produttore di commedie becere che asserisce l'importanza assoluta del cinema popolare su quello autoriale, il giovane critico borioso che la pensa nel modo opposto, e in fondo i veri protagonisti: un regista depresso (e considerato dagli altri scontroso) di nome Apicella (citazione morettiana), che non riesce a vedere film da due anni anche se ama il cinema classico, e la fotografa ufficiale del festival, ragazza eccentrica e salvifica, due personaggi tra cui si sviluppa una storia romantica.
Bisogna conoscere il panorama del cinema per scrivere una sceneggiatura di questo tipo, con un tale susseguirsi di personaggi che parlano di dinamiche interne ed esterne al medium, stereotipi e archetipi del settore. Se regia e fotografia sono perlopiù para-televisive al limite dell'amatoriale (dalla direzione degli interpreti - il migliore è proprio il regista Improta nel ruolo di Apicella - ai ripetuti establishing shot con drone), con qualche cliché antintellettuale da commedia all'italiana, il citazionismo forsennato accompagna situazioni buffe ed equivoci divertenti, perlopiù costruite dai dialoghi: è lì che si notano le intuizioni di Improta come sceneggiatore, quando grottesche quando realistiche, atte a descrivere ipocrisie e disagi in un ambito che dovrebbe essere un trampolino di lancio e finisce per essere un limbo-in-terra per artisti, mestieranti e aspiranti lavoratori del cinema.
Il finale è un videoclip che include inquadrature iconiche di vari capolavori, tra cui è evidenziato "
La vita è meravigliosa".
28/05/2025, 13:17
Nicola Settis