COSI' COM'E' - Tra documentario e narrazione
Antonello (il regista, nella realtà, e il suo corrispettivo eponimo nel film) abita e lavora in Germania. Quando suo padre Giuseppe Scarpelli comincia a denotare sintomi del disturbo di Alzheimer, la madre Elisabetta lo contatta con Skype; e presto lo andrà a trovare, insieme al marito, per parlare della situazione. Tuttavia, lei non lo avverte preventivamente della malattia di Giuseppe, e intende affrontare l'argomento dal vivo. Ma riusciranno ad avere il dialogo catartico che cercano?
Parlare, dialogo, sì, ma in "
Così com'è" regnano i silenzi, le 'miscommunications', le contemplazioni mute della memoria, e quelle senza memoria. Cercando di minimizzare la retorica (anche se i rari momenti di colonna sonora contraddicono questa ricerca), la macchina da presa, movimentata a mano ma secca nella scelta rigorosa dei punti camera, si dedica perlopiù ai protagonisti nella famiglia, con primi piani e pedinamenti, dialoghi in cucina e viaggi in macchina. Da spettatori, siamo immersi in un limbo tra documentario e narrazione costruito con cura dal regista, che si auto-inserisce nella trama non solo come personaggio ma anche come meta e parte integrante della storia. In questo modo Scarpelli regista partecipa a quella corrente di cinema italiano odierno che prosegue sulle tracce del Neorealismo prendendo storie e facce reali - una tradizione resa grande, nella contemporaneità successiva alla prima metà di carriera di Garrone (fino a "Reality", forse il suo capolavoro), da registi come Covi/Frimmel o Cassigoli/Kaufman o Comodin. L'inserto intimo del proprio nucleo famigliare a tratti suona come sincera genuinità nell'esprimere un dolore personale, e a tratti una facile ricostruzione – ma la regia non è mai stupida e anzi si concede, con un'eleganza che non scende mai nel pacchiano, di traslare questo linguaggio realistico anche in montaggi impressionisti, nelle corte e semplici ma visionarie scene oniriche di Giuseppe.
Le distanze e le vicinanze della vera vita del regista, sul grande schermo, diventano espressione visiva di una solitudine e di un affetto interiori, pronti a diventare condivisi con noi spettatori – e soprattutto con chi appartiene a una famiglia italiana di classe media, e può empatizzare col sentimento alla base, sia nei coniugi Scarpelli sia nella necessità dell'autore di diventare loro cantore pur dalla sua bolla fuori sede. Film agrodolce che trova nell'amarezza dei suoi non-detti il suo nucleo artistico e la sua urgenza d'esistere, Così com'è è notevole soprattutto per la semplicità brutalmente sincera del suo sguardo, che circonda il significato senza comprenderlo in fondo, lasciando al responso emotivo del pubblico le riflessioni ed eventuali verdetti emozionali, grazie all'ampio respiro dello sguardo e delle autoriflessioni dell'autore.
11/05/2025, 19:59
Nicola Settis