Note di regia di "Apnea" di Fabio Patrassi
“
Apnea” è l’immersione del protagonista in uno dei momenti più complessi della sua vita, e della sua liberatoria fuoriuscita finale. È il racconto di un coming out che libera una vita fino a quel momento claustrofobica. La cinepresa si muove con passo cauto attorno al protagonista, e quasi a non voler farsi vedere ruba tra le stanze della sua casa il dialogo tra il protagonista e la voce che lo ascolta, comprende e consiglia. Ma la voce, scopriamo presto, è quella di un’intelligenza artificiale. La regia privilegia qui un approccio descrittivo e distante, per poi accompagnare lo spettatore in un rapporto più intimo con Teo, con i primissimi piani sotto l’acqua della piscina, brevi flash che raccontano a più riprese di uno stato d’animo senza respiro. Il ritmo crescente è accompagnato dall’alternanza delle battute in tempo reale tra Teo e la chat e i flashback ricordati dal protagonista nel corso della mattinata, tra scambi profondi alternati a intermezzi di leggerezza comica. Lo spettatore segue così il climax delle emozioni del protagonista tra le stanze della sua casa: il timore del giudizio, le pressioni sociali, la paura che ormai, per lui, sia troppo tardi per raccontare al mondo chi è davvero. Emozioni che trovano il loro culmine nel momento finale: l’incontro con il padre, il primo a sentire il tanto sofferto “sono gay”. E finalmente la liberazione, che trova espressione non tanto nella reazione del padre - ormai quasi secondaria - ma nell’immagine di Teo che riemerge, finalmente, dalla sua "
Apnea".
Fabio Patrassi