Note di regia di "Le Ragazze della Tecnica"
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Le Ragazze della Tecnica" è un documentario scritto quasi interamente al montaggio, scelta dettata dall’esigenza di approcciare al film senza idee precostituite. L’idea era quella d’intervistare le poche studentesse di un istituto industriale a quasi totalità maschile, per capire i motivi della loro scelta di studiare discipline come meccanica, elettronica, informatica, nonostante siano considerate “da uomini” nell’immaginario purtroppo ancora molto retrogrado del nostro paese.
Uno degli aspetti che più m’interessava andare a indagare era la loro percezione: sono condizionate dagli stereotipi di genere o ne sono immuni? Hanno deciso di studiare quello che amano nonostante i condizionamenti dell’esterno o hanno seguito le orme di genitori o parenti che hanno fatto lo stesso percorso? Poi, come sempre accade quando si sceglie di non ingabbiarsi in schemi prestabiliti, gli aspetti più interessanti si sono rivelati quelli che non sapevo di cercare. E per farlo, sono partito dall’assunto che la vera natura umana si vede nei momenti di stress, quindi quale momento migliore per intervistare le studentesse se non a pochi giorni dall’esame di maturità?
Non appena abbiamo iniziato le riprese, però, mi sono reso conto che le ragazze avrebbero dovuto dialogare non con me, ma tra loro. Da qui l’esigenza di nascondermi, uscendo dalla loro vista per guidare i loro dialoghi da dietro le quinte, lasciandole sole davanti all’obiettivo, che in pochi minuti è scomparso e sono rimaste libere di confrontarsi, aprirsi, confidarsi.
La decisione è stata quella di mettere l’una di fronte all’altra, una maturanda che la settimana successiva avrebbe iniziato l’esame, e una ragazza diplomatasi pochi anni prima nella stessa disciplina.
Trovarsi davanti una sconosciuta che ha affrontato lo stesso percorso di studi, ha aperto le conversazioni a possibilità infinite, e ci ha resi testimoni non solo di ansie, insicurezze e paure nei confronti del futuro, ma addirittura delle loro stesse discriminazioni inconsce nei confronti del loro stesso genere femminile, che la società proietta inevitabilmente su di loro.
E, stranamente, cosa del tutto inaspettata, l’esperienza del Covid ha cambiato talmente le carte in tavola che i pochi anni di distanza tra le studentesse e le neodiplomate sono parsi quasi un divario generazionale tra alcune di loro e, al contrario, un motivo di vicinanza tra alcune altre, in particolare le neodiplomate che frequentano l’università. Abbiamo infatti effettuato le riprese nel giugno del 2022, nel primo anno di ritorno alla didattica in presenza dopo i due anni di pandemia, che da un certo punto di vista ha cambiato tutto, anche le modalità dell’esame stesso.
A fare da contraltare a queste coppie di ragazze, si è scelto di raccontare la storia delle prime donne che negli anni Settanta hanno frequentato lo stesso istituto, studiando chimica nell’unica classe a quasi totale prevalenza femminile, o che hanno studiato edilizia, specializzazione ormai desueta ma quanto mai interessante se declinata al femminile. Ed è proprio nel paragone con le studentesse degli anni Settanta che ci si rende conto che tanti degli stereotipi che attanagliavano il mondo del lavoro in passato, sono ancora tristemente presenti a cinquant’anni di distanza.
Ed è virtualmente qui che il film finisce e lascia il posto al mondo reale, dove c’è ancora molto da migliorare, e mi auguro che con le loro testimonianze, le nostre ragazze della tecnica abbiano contribuito a fare un passo in avanti per cambiare le cose nella nostra società.
Andrea Bacci