La storia del cinema è piena di film con avventure incredibili alle proprie spalle, produzioni abborracciate o inconvenienti sul set, censure o liti (nelle varie fasi: durante le riprese, in fase di montaggio, ...), di fiaschi clamorosi o di destini avversi: quella de "
Il resto di niente", film in costume di
Antonietta De Lillo, presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia del 2004, ha però davvero dell'incredibile, del frustrante e del pericoloso.
La stessa regista, mai doma nonostante due decenni di difficoltà, sceglie di denunciare (e riassumere, per quante derive ha avuto nel tempo) la propria storia artistica e lo fa nel modo che conosce meglio, col cinema: il documentario "
L'Occhio della Gallina - Autoritratto di Antonietta De Lillo" è un avvincente "true crime" dove la vittima è un film e i colpevoli da ben definire.
Sono nella norma (purtroppo) i tanti anni necessari tra acquisizione dei diritti e partenza effettiva delle riprese (anche se De Lillo aveva avuto buoni riscontri e premi con le sue opere di inizio carriera), ai quali si sono aggiunti poi quasi due anni di stop prima dell'effettiva presentazione, agevolata dall'interesse dell'allora direttore della Mostra, Marco Muller. E a seguire premi e critiche eccellenti, promesse di una degna distribuzione in sala disattese, cause incrociate e un incredibile (e pericoloso, si scriveva qui sopra...) bando per ogni iniziativa futura della stessa De Lillo, diventata improvvisamente (e un po' misteriosamente) avversa alle istituzioni, nonostante i cambiamenti di Governi (di nomi e di colore).
Un'avventura complicata anche da riassumere, che nel documentario sono ben ripercorse (anche se in qualche occasione nella seconda parte ci si ripete un po', il concetto è chiarissimo ed evidente da subito), l'effetto a visione conclusa è duplice: amarezza per la mala gestione pubblica di tutta questa vicenda, e voglia di rivedere "Il resto di niente", uno dei migliori film italiani di questo inizio millennio.
Nella speranza che "
Morta di Soap", il suo progetto successivo, dopo una quindicina d'anni di ostracismo possa finalmente diventare realtà: un work in progress per ora apparentemente infinito, e non è di certo un caso se l'aspetto estetico di questo documentario ricordi i lavori in corso, con molte riprese di dietro le quinte delle interviste, con cavi e operatori bene in vista.
01/09/2024, 23:00
Carlo Griseri