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BERLINALE 74 - "Memorias de un cuerpo que arde", voce alle donne


BERLINALE 74 -
Memorias de un cuerpo que arde” di Antonella Sudasassi Furniss, regista costaricense all'opera terza (seconda di lungometraggio), è stato presentato alla Berlinale 74 nella sezione Panorama.

Autrice stimata e premiata per il suo lungo d'esordio, “El despertar de las hormigas”, presentato sempre a Berlino nel 2019 (e “omonimo” del primo suo lavoro, un cortometraggio del 2016 con cui la sua carriera era iniziata) con “Memorias” realizza il terzo atto di un'analisi dedicata alla sessualità femminile nel suo Paese, a come la rigidità religiosa e una società maschilista determinino la vita delle donne anche nei suoi aspetti più intimi e privati.
Nel corto si raccontavano (in forma di fiction) le prime pulsioni di un'adolescente, nel primo lungo si affrontava la presa di coscienza di una donna che dopo alcune gravidanze iniziava a scoprire le gioie del sesso “fine a se stesso”: già allora, la regista aveva annunciato di voler chiudere questo tragitto con un documentario sulla sessualità femminile nella terza età. È, scrive a inizio film lei stessa, il dialogo mai fatto ma sempre desiderato con le sue nonne.

“Memorias” racconta piacere e desiderio attraverso ricordi e intimità di alcune donne over 65: Ana, Patricia e Mayela si raccontano senza filtri, dopo aver superato un po' di imbarazzo iniziale, testimoniando le loro esperienze sessuali tra educazione familiare, repressione religiosa (sono temi di cui si pensa sia meglio non parlare, mai) e machismo sociale. Ma sono anche storie di abusi, di violenze, di scoperte tardive e di sorellanza.
Le loro voci restano, i loro volti no: per garantire loro anonimato e una protezione che permettesse maggiore sincerità, i racconti sono “messi in scena” da un'attrice, Sol Carballo, che si chiude nella sua labirintica abitazione a inizio film – seguendo le indicazioni della troupe sui movimenti da svolgere – e non ne esce più, persa tra i corridoi fisici e i ricordi che si susseguono, aprendo una porta o una scatola di alluminio dimenticata. Quei ricordi “prendono vita” accanto a lei, negli stessi spazi, e vedono una bambina diventare donna e scoprire le varie esperienze (pulsioni, innamoramenti, matrimonio e maternità, soprattutto) che diventano un unico grande flusso di tre anime in un (altro) corpo solo. Il destino, con le dovute differenze, è comune a molte donne, se non tutte, in Costa Rica (e altrove?).

Sudasassi segue il “corpo” che ha scelto come protagonista con un movimento lento e accogliente della camera, la distanza tra voci e immagini si riduce sempre più e la straniante apparizione (e sparizione) dei nomi evocati di volta in volta in quegli ambienti appare sempre più naturale.
Il dolore e la consapevolezza, la forza (“Non avrei mai voluto essere un uomo”) e l'ironia delle sue testimoni rendono questo progetto, potenzialmente troppo macchinoso, un'esperienza coinvolgente e avvolgente, un abbraccio delicato che resta.

19/02/2024, 19:15

Carlo Griseri